Rubrica “Occhio... alla sentenza” a cura della Redazione
Il parere del Consiglio di Stato e alcune considerazioni sulla contrapposizione tra interesse individuale ed interesse collettivo.
La Cassazione dà ragione ad un dipendente al quale erano state decurtati due giorni di ferie per aver fruito di permessi per assistere un familiare disabile grave.
Una recente sentenza della Consulta interviene su due commi della Legge di stabilità 2013 riguardanti le mansioni superiori degli assistenti amministrativi.
Per la Cassazione è necessario comunicare tempestivamente al datore di lavoro e agli organi di controllo eventuali spostamenti.
Solo in caso di colpa grave la Procura può rivalersi sull’insegnante per il risarcimento danni pagato dal MIUR all’alunno infortunato.
È legittimo il licenziamento per i giudizi offensivi rivolti al datore di lavoro pubblicati dal dipendente sui social network.
Caso fortuito, imprevedibilità e inevitabilità, danno di minima entità secondo la Cassazione.
Il Tribunale di Firenze ha però annullato la sanzione perché sproporzionata.
La Corte dei Conti “salva” una maestra elementare per l’infortunio non prevedibile subito da un alunno.
Il Tar della Puglia accoglie l’istanza della Gilda degli Insegnanti che chiedeva copia del documento per la valutazione dei rischi per finalità di monitoraggio.
Il dipendente deve dimostrare che la condotta datoriale è finalizzata alla persecuzione o alla vessazione del lavoratore.
Sia per quanto riguarda gli oneri per l’installazione degli impianti sia il pagamento dei relativi canoni.
Per la Cassazione non è infortunio sul lavoro (pertanto non è indennizzabile dall’Inail).
Ma attenzione, solo se il danno economico e funzionale è irrilevante.
Per il Tar del Lazio il giudice non può sindacare sulle valutazioni di merito espresse dal Consiglio di classe.
Lo ha confermato il Consiglio di Stato aderendo all’orientamento maggioritario della giurisprudenza amministrativa.
Come si calcola il compenso? La risposta in una sentenza della Cassazione.
Una recente sentenza conferma quanto già deciso nel 2013 su un caso analogo.
La Corte di Giustizia Europea interviene su un caso di discriminazione basata sul sesso.
Condannata un’assistente tecnica per illegittima fruizione del permesso studio.