Nel Detto tra noi dell’8 gennaio scorso siamo stati tra i primi ad occuparci dello "split payment" e della sua applicabilità all’ambito scolastico.
L’autrice delle riflessioni, Teresa Polsinelli, sostiene che la mancata menzione delle istituzioni scolastiche tra le amministrazioni interessate dal nuovo articolo 17-ter del d.P.R. 633/1972, introdotto dalla Legge di Stabilità 2015, non farebbe del tutto escludere l’applicabilità della nuova misura alle scuole, perché riguarda le “cessioni di beni e per le prestazioni di servizi effettuate nei confronti dello Stato, degli organi dello Stato ancorché dotati di personalità giuridica”. D’altronde, neanche nelle disposizioni che introducevano l’obbligo della fatturazione elettronica si faceva chiaramente riferimento alle istituzioni scolastiche , eppure, come si è scoperto solo pochi mesi prima del 6 giugno scorso, erano interessate anch’esse.
Precisato questo aspetto, l’autrice suggerisce che, in assenza delle necessarie indicazioni che saranno contenute nel decreto di prossima emanazione, tutto debba restare invariato e i pagamenti per le fatture emesse prima dell'emanazione del decreto (che non si sa quando avverrà) debbano continuare ad essere effettuati con le consuete modalità, quindi pagando ai fornitori l’intero importo della fattura, comprensivo di Iva.
E neanche il comunicato del Mef del 9 gennaio dovrebbe modificare questa posizione, perché non è né una legge, né un decreto, quindi non ha alcun valore legale, ma vale solo come anticipazione dei contenuti di un decreto che potrebbe anche cambiare in fase di emanazione.
La Flc Cgil, su quest’ultimo punto, è d’accordo con noi: “In ogni caso, lo stesso comma prevede l’emanazione di un apposito decreto attuativo da parte del Ministero dell’Economia e Finanze (MEF). In assenza di ciò le scuole non possono che operare come sempre. Qualsiasi ipotesi di buon comportamento, in mancanza di passaggi di chiarimento previsti peraltro dalla stessa legge, o basati su note estemporanee può solo indurre in errore. È il caso del comunicato stampa del MEF che, in quanto comunicato, non specifica se tali operazioni riguardino anche le scuole e fornisce indicazioni che potrebbero anche essere diverse da quelle che saranno contenute nel testo finale”.
Il Sindacato, contrariamente alla nostra posizione, ritiene però che la misura non riguardi le istituzioni scolastiche, perché nel testo della legge le scuole non sono menzionate e anche perché “sarebbe un ennesimo adempimento che costringe, sia pur per operazioni di acquisti di beni e servizi di scarso valore monetario, a fare diverse moleste operazioni”.
E inoltre “anche per la scarsezza delle risorse mobilitate nelle scuole tramite IVA le Istituzioni scolastiche non dovrebbero essere fra i soggetti tenuti a tale adempimento”, e per questa ragione la Flc Cgil (finalmente!) si sta adoperando per ottenere chiarimenti dal Miur.
Chiarimenti che ci auguriamo arrivino in fretta, perché la confusione è tanta e non solo le scuole, ma anche i loro fornitori, non sanno come muoversi.