Visitando una scuola di Siracusa, il primo ministro Matteo Renzi si è rivolto agli insegnanti con queste parole: «Guadagnate poco, ma siete il cardine del Paese. Io voglio che il governo stia in mezzo agli insegnanti. Il vostro lavoro è fondamentale».
E ancora: «Le riforme non possono partire che dalla Scuola».
Le promesse riguardano principalmente l’edilizia scolastica e gli stipendi – dopo il pasticcio degli scatti di anzianità.
Non sappiamo se le parole del premier si tradurranno in fatti concreti, ma certo è positivo che la Scuola sia continuamente nominata nei programmi di intervento per il rilancio dell’economia.
Purtroppo non si può non evidenziare che, in questa prima fase dell’anno, le scuole – più che negli altri anni – soffrono per la carenza dei fondi. Sono stati drasticamente ridotti i trasferimenti relativi al funzionamento e al fondo di istituto, e di fatto annullati tutti i contributi a carico degli Enti locali. Molte scuole sono in difficoltà con il pagamento dei supplenti brevi.
I versamenti “volontari” delle famiglie risultano ormai una risorsa strategica per il bilancio di molte scuole. Tanto che sarebbe ora di fare chiarezza sulla questione.
Certamente la Scuola pubblica non dovrebbe fare affidamento sui contributi delle famiglie, ma delle due l’una: o vengono riformulati i parametri di calcolo relativi ai finanziamenti statali alle scuole, in modo da renderli aderenti alle effettive necessità, oppure si accetta l’idea – come già avviene per la sanità, i trasporti, l’informazione (vedi canone RAI) – che anche per la scuola occorre un “ticket” a carico delle famiglie.
Non è possibile lasciare il Dirigente scolastico in mezzo al guado, secondo l’invalsa condizione di dovere rispondere della qualità del servizio istruzione senza poter contare su mezzi adeguati.
Speriamo dunque che la manifestata volontà del premier di occuparsi della scuola in via prioritaria non debba essere ascritta alle tante promesse politiche che in passato non si sono tradotte in fatti.
Buona lettura e buona Pasqua!