Siamo fuori tempo massimo.
Il disegno di legge, che ha sostituito nelle intenzioni del Governo il Decreto Legge, non è ancora stato presentato alle Camere. Si presume che le opposizioni e la minoranza PD non saranno tenere con il dettato che sarà proposto. Intanto i tempi per assumere le ventilate 50.000 unità sono ridotti all’osso, e si rischia di ritrovarsi all’inizio del prossimo anno scolastico nel caos più completo.
In questo periodo la riorganizzazione del MIUR ha dilatato i tempi di risposta che le scuole si aspettano su organico funzionale, autonomia curricolare, semplificazione amministrativa e conseguente riduzione delle cosiddette “molestie burocratiche”, miglioramenti economici, valutazione e autovalutazione, riorganizzazione delle piattaforme WEB e tanto altro.
A memoria, nella mia ultra trentennale vita di scuola, non ricordo un altro periodo di così intensa “baraonda”.
La scuola pubblica è davvero in difficoltà e il personale sempre più demotivato.
Occorre un’azione energica da parte del Ministro e del Governo, almeno nella direzione di una chiara esposizione degli obiettivi perseguiti, dei tempi previsti e dei mezzi che si ritiene di approntare per raggiungerli.
Spezzo anche una lancia a favore del personale ATA. Certo, la qualità della scuola è prima di tutto legata ad una buona funzione docente, ma anche il personale ATA è elemento indispensabile per una buona qualità. E invece viene considerato come elemento surrettizio, senza necessità di una specifica professionalità. Prova ne è il fatto di aver dovuto licenziare entro il 31 marzo tutto il personale supplente, per provvedere poi ad una nuova convocazione sulla base delle graduatorie di terza fascia appena formate. Ma che senso ha licenziare le unità supplenti in corso d’anno dopo che, faticosamente, avevano acquisito il ruolo funzionale specifico all’interno dell’organizzazione di segreteria e sostituirlo con altro che dovrà necessariamente familiarizzare ex novo?
Manteniamo la speranza di un aprile risolutore.