Cari Lettori, ben trovati in questo nuovo anno.
In questo editoriale voglio soffermarmi su una questione di stringente attualità: le Reti di ambito. Sono previste dalla famigerata Legge 107/2015, che dispone la divisione in ambiti sub-provinciali delle istituzioni scolastiche.
Molte scuole hanno provveduto a deliberare la partecipazione alle Reti, quantunque non siano chiari gli sfondi complessivi di una operazione che ha certamente come base sostanziale la formazione del personale, ma che lascia intravedere anche la cooperazione in Rete su molti aspetti sia di tipo didattico sia amministrativo.
Nel confronto su questi temi è mancata un’analisi tecnica approfondita di quale debba essere il modello di Amministrazione efficiente e funzionale alla scuola dell’autonomia. Sin dall’introduzione della Legge n. 21/1997 si è creata, infatti, una zona grigia tra la sfera di competenza delle istituzioni scolastiche autonome e l’insieme di attribuzioni da ricondurre invece all’apparato ministeriale centrale e periferico.
Nel dibattito sulle politiche scolastiche si è diffusa l’opinione che il rafforzamento dell’autonomia scolastica comportasse il decentramento di funzioni dall’Amministrazione alle scuole e, di conseguenza, un radicale depotenziamento della struttura ministeriale.
Ci si è dunque convinti che, senza una robusta riduzione della burocrazia di quest’ultima, non fosse possibile creare le condizioni per la piena attuazione dell’autonomia scolastica, ritenendo che l’indebolimento dell’amministrazione ministeriale fosse un processo “virtuoso” e inevitabile per farla crescere. A ciò si è aggiunta anche l’idea che le funzioni amministrative esercitate dall’apparato ministeriale potessero essere integralmente decentrate alle istituzioni scolastiche autonome o a delle Reti di scuole senza prevedere ampliamenti di organico, anzi riducendolo: vedi la diminuzione degli assistenti amministrativi e l’impossibilità di sostituirli in caso di assenza.
Ritengo che in questa visione “estremizzata” del problema vi siano degli elementi fuorvianti. E che sia necessaria un’analisi tecnica di quali siano i confini dell’autonomia scolastica e quali siano le funzioni fondamentali da ricondurre, invece, ad un apparato statale moderno, che può essere fortemente e doverosamente ripensato proprio per far crescere l’autonomia scolastica stessa.