La scuola non va! Questo è un fatto.
Le lamentazioni riempiono pagine di giornali, classi pollaio e scuole ridotte come se un cataclisma si fosse abbattuto su di esse si aggiungono a test sugli allievi non edificanti, anche se sempre migliori (fonte OCSE e INVALSI) di quelli della scuola privata.
È davvero necessario intervenire subito. Eppure ci sono scuole che per un fortunato insieme di circostanze (Dirigenti e Direttori capaci, docenti motivati, famiglie attente, territorio favorevole) sono davvero in ottima forma e rendono l’Italia, rispetto alla situazione scolastica, una nazione “a macchia di leopardo”.
Questo è senz’altro un problema che deriva da molti fattori. Il primo è l’estrema casualità con cui si forma nella scuola un apparato docente e amministrativo, senza elementi di monitoraggio e di correzione per cercare di uniformare verso il meglio tutte le scuole.
Manca un sistema valido di valutazione che non sia visto come un sistema punitivo, ma come un “cruscotto” a disposizione prima di tutto del Dirigente e poi del MIUR e degli Enti locali preposti, per ridurre le inefficienze e tendere a livellare tutte le scuole verso il massimo rendimento didattico.
Non si può, infatti, pensare che in una scuola i docenti e il personale arrivino “per caso”. Così come si fa quando si compongono le classi prime, occorre comporre il Collegio docenti e la segreteria in modo da mediare capacità, esperienza e voglia di fare.
Questa è una regia che deve appartenere al Dirigente scolastico, che deve disporre di mezzi per poter migliorare la composizione del personale – certo sotto attento monitoraggio del suo operato, che deve essere improntato al miglioramento dell’efficacia formativa e non a politiche clientelari. In questo caso il contrappeso lo si potrebbe trovare nel Collegio docenti, prevedendo per questo organo un potere di ratifica o quantomeno di parere obbligatorio. Idem, per la segreteria, affidandosi al Direttore amministrativo.
A tutto questo occorre aggiungere, come direbbe Montalbano, “un carico da 90” consistente nell’eterna lotta ideologica sulla scuola tra destra e sinistra, conservatori e progressisti, dissacratori e inguaribili ottimisti.
Per la scuola italiana serve un cambio di passo.
Occorre valutarle, intervenire per mediarle sul piano delle risorse umane, strutturali e strumentali con una logica semplice-semplice: occorre investire risorse adeguate, il resto sono chiacchiere.