È sintomatico della tensione che pesa sul mondo della scuola l’incontro degli organismi statutari nazionali delle sigle firmatarie del CCNL Scuola, dedicato a un esame della situazione politico-sindacale (secondo quanto deciso nel corso della riunione dei segretari generali svoltasi a settembre), che ha ritenuto opportuno convocare unitariamente i gruppi dirigenti a Roma, il 28 ottobre, per una valutazione complessiva delle misure adottate dal Governo col decreto legge 104/2013 e con la legge di stabilità in corso di definizione.
I pubblici dipendenti e, quindi, anche il personale scolastico sono di nuovo sotto la lente del Ministero dell’Economia. Francamente non credo vi siano più spazi per ulteriori manovre sulla categoria, già oggetto in molteplici occasioni di forte considerazione sia sul fronte pensionistico che su quello retributivo.
La sperimentazione avviata dal ministro Carrozza, finalizzata a ridurre di un anno la durata del percorso di studi della scuola secondaria di secondo grado, sta scatenando polemiche vetero-sindacali sull’impatto che la riforma avrà sugli organici.
Non è questo il punto – o, almeno, non solo questo.
Il problema, infatti, non è tanto la durata del percorso, quanto la sua qualità in relazione alla capacità della scuola di orientare all’acquisizione di saperi, agendo sulla motivazione e sulla creatività, in vista dell’ottenimento di solide competenze per costruirsi una prospettiva di futuro in chiave europea.
La riforma non deve necessariamente ridurre gli organici, ma piuttosto riuscire ad eliminare il fenomeno del precariato e prevedere l’utilizzo di una cospicua quota di personale su progetti di affiancamento didattico, per consentire alle scuole di ampliare i servizi resi.
Immagino un organico funzionale di scuola (o di Reti di scuole) che si occupi del tempo extrascolastico degli alunni, dei rapporti con le famiglie, della gestione di progetti speciali legati al territorio o a particolari parti del “saper fare”.
Speriamo, dunque, che non si arrivi al solito blocco protezionistico, ma si ragioni tutti per il miglioramento della scuola e sulla sua ricaduta sui giovani.