Il MIUR, con nota n. 40586/2016 recante oggetto “Piano di formazione per i Dirigenti scolastici in servizio e neoassunti a.s. 2016/2017. Assegnazione delle risorse finanziarie e progettazione delle iniziative formative”, e il Decreto Dipartimentale n. 1441 del 22/12/2016, ha fornito indicazioni operative sulla formazione in servizio dei Dirigenti scolastici; in particolare ha reso noto il modello formativo che si baserà sulla metodologia della ricerca/azione/formazione, e gli ambiti tematici che potranno essere oggetto di possibile approfondimento.
La formazione dei Dirigenti si inserisce nell’alveo del quadro concettuale già delineato nel Piano per la formazione dei docenti 2016-2019, trasmesso con D.M. n. 797/2016. La stessa nota «raccomanda – pur nella specificità dei destinatari – di considerare in termini unitari la domanda e l’offerta di formazione per il personale della scuola, ivi compresa quella espressa e rivolta ai Dirigenti scolastici». Gli obiettivi della formazione, enucleati nel Piano nazionale – identificati come “priorità nazionali” – coinvolgono anche l’intera comunità scolastica, compresi i dirigenti, e mirano a sviluppare aree tematiche afferenti le stesse esigenze formative degli altri soggetti coinvolti nel Piano. La formazione in servizio dei Dirigenti scolastici muove dal nuovo profilo professionale, tracciato nell’art. 1 della Legge 107/2015, comma 78 e dai criteri generali, indicati nel comma 93, inerenti la valutazione dirigenziale. Secondo la nota 40586, le iniziative promosse dal Piano di formazione nazionale «sono finalizzate a sviluppare la migliore conoscenza delle opportunità insite nella Legge 107/2015, riferite alla piena realizzazione dell’autonomia scolastica, alla gestione efficace dell’organico dell’autonomia, alla progettazione strategica dell’offerta formativa, alla valorizzazione delle risorse professionali anche mediante la formazione in servizio».
Il nuovo profilo professionale del Dirigente
All’art. 1, comma 78, la Legge 107/2015 ha ripreso testualmente il profilo professionale del Dirigente scolastico, già definito nell’antesignano art. 25 del D.Lgs. 165/2001, a cui sono affidati compiti di direzione, gestione, organizzazione e coordinamento nonché responsabilità nella gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. A tali compiti e ruoli si aggiungono quelli desumibili dai criteri generali indicati nel comma 93, art. 1 della Legge 107, relativi alla valutazione dei Dirigenti scolastici.
Il quadro che emerge dalla lettura dei criteri porta alla definizione del dirigente quale promotore del miglioramento del servizio scolastico, con particolare riguardo al perseguimento dei risultati previsti nel RAV (Rapporto di autovalutazione, di cui al D.P.R. n. 80/2013), e della valorizzazione dell’impegno e dei meriti professionali del personale dell’istituto, ambiti dell’azione dirigenziale che sono stati ripresi in modo conforme nelle Linee Guida per l’attuazione della Direttiva n. 36 del 18/08/2016 sulla valutazione dei Dirigenti scolastici.
Elemento caratterizzante della valutazione, che contribuisce a completare il profilo professionale del dirigente, è la rispondenza tra le dimensioni professionali della figura, evidenziate nelle Linee Guida, e i documenti e gli strumenti già in uso e sviluppo nella scuola. Le dimensioni della professionalità condotte attraverso l’analisi dei documenti/strumenti permettono di dare direttamente rilievo all’apporto e al contributo, in termini direttivi e gestionali, dell’operato dirigenziale. In questo modo, i compiti e i ruoli identificati nell’art. 25 del D.Lgs. 165/2001 si qualificano, alla luce della Direttiva 36/2016, nella loro pregnante operatività e consentono di delineare con chiarezza le azioni richieste dal nuovo profilo professionale che sarà oggetto appunto di valutazione.
Quadro concettuale e normativo della formazione in servizio
Come già sopra anticipato, l’input alla formazione in servizio dei dirigenti trova anche una piena legittimazione nel Piano Nazionale per la formazione dei docenti 2016-2019, di cui al D.M. 797/2016; in particolare i commi 78 e 93 dell’art. 1 della Legge 107 delineano per sommi capi le responsabilità affidate alla funzione dirigenziale.
Al di là degli ineludibili riferimenti normativi circa il profilo dei dirigenti delle istituzioni scolastiche, tracciato anteriormente alla Legge 107, allo stato attuale il nucleo principale entro cui deve indirizzarsi la formazione ruota intorno all’azione precipua di dover contribuire, attraverso specifici approfondimenti, alla piena attuazione dell’autonomia scolastica – finalità peraltro insita nell’idea originaria del legislatore.
La piena realizzazione dell’autonomia scolastica, di cui all’art. 21 della Legge 15/03/1997 n. 59 e del successivo Regolamento recante norme sull’autonomia delle istituzioni scolastiche D.P.R. n. 275/1999, trova una nuova configurazione teorica nella Legge 107 che, pur riprendendo e riaffermando tutti i dispositivi introdotti nel Regolamento (autonomia didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo), mira a dare una carica più innovativa alle potenzialità offerte dall’autonomia: il punto nevralgico considerato come promotore di cambiamento è anzitutto la valorizzazione delle risorse umane, riunite adesso nell’organico dell’autonomia ex art. 1 comma 63 della Legge 107.
Il quadro concettuale della formazione dei dirigenti, desumibile dai commi 78 e 93 della Legge 107, si organizza quindi intorno a tre costrutti fondamentali:
- lo sviluppo dell’autonomia scolastica con tutto quello che tale ambito comporta;
- la gestione efficace delle risorse umane ovvero l’organico dell’autonomia;
- la valorizzazione delle risorse professionali anche mediante la formazione in servizio.
I punti qui tracciati trovano una formale esplicitazione nella nota n. 40586/2016 (§ 2) e rimandano al D.M. 797/2016 (§ 4). Una della priorità strategiche in materia di formazione è la piena realizzazione dell’autonomia didattica e organizzativa, da raggiungere concretamente attraverso iniziative di sviluppo professionale, di valorizzazione delle risorse umane e la costituzione di comunità educanti e professionali aperti al dialogo, alla collaborazione e al confronto reciproco; tali azioni sinergiche, promosse dal Piano di formazione, sono strettamente correlate con gli ambiti tematici proposti nella nota 40586/2016 e nel D.D. n. 1441/2016 e richiedono, per potersi realizzare, la partecipazione attiva di una leadership educativa e diffusa oltre che di un management scolastico aderenti ai presupposti teorici della Legge 107. Ciò che si auspica infatti dalla formazione in servizio dei Dirigenti scolastici è che essa sia in grado di mostrare le opportunità introdotte dalla cosiddetta legge sulla “Buona Scuola”.
Nella nuova previsione formativa il Dirigente scolastico dovrà assurgere al ruolo di promotore del cambiamento e dell’innovazione, in qualità di figura apicale, dovrà essere capace di organizzare e gestire i nuovi strumenti che il legislatore gli mette a disposizione, stante che lo scopo principale è quello di dare «piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche».
Ambiti tematici della formazione in servizio
Le tematiche di corsi che potranno essere oggetto di specifico approfondimento, anticipate nella nota 40586/2016 e nel successivo D.D. n. 1441/2016, sono le seguenti:
- gli strumenti per l’attuazione delle reti di scuole;
- le modalità di gestione dell’organico dell’autonomia e di potenziamento;
- le figure “intermedie” e l’organizzazione del lavoro collaborativo dei docenti (referenti, gruppi, dipartimenti ecc.);
- i nuovi ambienti di apprendimento e i modelli organizzativi innovativi;
- la valorizzazione della professionalità docente;
- la promozione della formazione in servizio “obbligatoria, permanente, strutturale”;
- la progettazione dell’alternanza scuola-lavoro (figure, ruoli, modelli);
- la gestione delle relazioni umane (ascolto, conflitti, decisioni ecc.);
- il curricolo verticale, la didattica per competenze, la valutazione formativa;
- l’orientamento, il curricolo dello studente, la personalizzazione dei percorsi;
- le dimensioni della progettualità scolastica e i relativi atti di indirizzo (PTOF, PdM, PAI ecc.).
Da un’attenta lettura si evince che un tratto comune alle diverse aree – e delle quali si dovranno prevedere, sulla base delle scelte dei gruppi di formazione tematici (cfr. D.D. 1441/2016 art. 3) specifiche unità formative, organizzate singolarmente in moduli e secondo determinati criteri – è la capacità del Dirigente scolastico di porsi come guida nei processi di cambiamento messi in atto dalla Legge 107, a livello di istituzione scolastica. Il filo conduttore che fa capo a tutti gli ambiti tematici di approfondimento verte proprio sulla competenza del dirigente di organizzare e gestire le risorse umane.
Nelle tematiche che si svilupperanno l’intento è quello di far emergere l’incidenza fattiva e oggettiva dell’azione dirigenziale nei vari aspetti della vita scolastica, puntando soprattutto sulla promozione e valorizzazione delle risorse interne. Tra l’altro il modello formativo proposto – la ricerca/azione/formazione – e la metodologia suggerita (il problem-based learning) non lasciano dubbi sul fatto che la formazione in servizio non debba essere attuata secondo uno schema di azione esclusivamente teorico, privilegiando al contrario modalità prasseologiche, in grado di mettere in campo sin da subito le esperienze realizzate per la diffusione di buone pratiche, rendendo nell’immediato concrete le capacità di azione di ciascun dirigente e l’efficacia operativa.
Modello formativo proposto: la ricerca/azione/formazione
Secondo quanto stabilito nella nota 40586/2016 e nel D.D. 1441/2016, l’attività di formazione dei dirigenti prenderà avvio attraverso la costituzione elettiva di gruppi di formazione tematici che saranno composti mediamente da 25 Dirigenti scolastici che operano su base provinciale. A ciascun dirigente spetterà scegliere due tra i contenuti tematici di maggiore interesse, proposti all’interno del catalogo a livello regionale che dovrà approfondire con il medesimo gruppo. La novità risiede nell’organizzazione dei corsi di formazione: come raccomandato nella nota succitata «va evitata una generica successione di conferenze con esperti»”, giacché il modello operativo presentato nella nota e nel decreto di cui sopra, fa leva sulla ricerca/azione dalla quale deve poi scaturire, in maniera sinergica, la formazione del dirigente.
Nella nota ministeriale (§ 3, pag. 3) la struttura di ogni attività formativa prescelta dovrà articolarsi nel modo seguente:
- la definizione di compiti di ricerca e di studio;
- la messa in comune di esperienze attinenti il tema affrontato;
- l’acquisizione di ulteriori competenze e risorse tecnico-scientifico-giuridiche;
- la produzione di materiali, dispositivi amministrativi, modelli operativi da parte degli stessi partecipanti;
- la validazione degli esiti del lavoro e la loro diffusione alla più ampia comunità professionale dei dirigenti
La metodologia proposta per le attività formative mira a mettere in parallelo l’attività di studio e approfondimento delle tematiche sviluppate nel corso con la pratica quotidiana.
Gli obiettivi da raggiungere durante il periodo di formazione devono diventare cioè direttamente operazionabili sul campo e la base teorica acquisita attraverso le attività in presenza e/o studio deve svilupparsi in un’attività all’interno di un’azione specifica concreta, connessa con i compiti di direzione, gestione e coordinamento del dirigente: «L’ambito tematico prescelto sarà affrontato secondo lo specifico punto di osservazione del Dirigente scolastico, delle sue responsabilità e prerogative, dell’incidenza della sua azione nella vita della scuola» (nota § 4, pag. 3). Perciò l’organizzazione strutturale dell’attività formativa deve privilegiare quello che nella nota è indicato con l’acronimo di PBL (problem-based learning).
Metodologia problem-based learning
«L’attività tematica si ispira alla metodologia del Problem-Based Learning e si concretizza nella produzione di strumenti operativi, linee guida, format di provvedimenti amministrativi, che possano poi dar luogo ad un repertorio di pratiche gestionali che, opportunamente validate, diventino patrimonio comune dei Dirigenti scolastici» (nota § 4, pag. 3).
L’apprendimento basato su un problema o caso reale deve poter condurre i destinatari della tematica trattata a trovare una soluzione o una risposta all’interrogativo posto in essere. Muovendo da problemi e da situazioni reali, i Dirigenti scolastici in formazione dovranno giungere alla formulazione concreta di modelli, format e dispositivi tali da generare una vera e propria repository di documenti, fruibili anche all’interno di reti professionali permanenti di dirigenti.
Unità formativa
Per la formazione in servizio dei dirigenti è prevista l’articolazione di due unità formative (moduli) che comprendono:
- attività in presenza, per un ammontare complessivo di circa 25 ore, corrispondenti a 6-8 incontri;
- attività di studio, ricerca e produzione on-line, con un riconoscimento forfettario complessivo di 25 ore.
L’impegno complessivo dei dirigenti sarà quindi pari a 50 ore di formazione corrispondenti a due unità formative, che saranno riconosciute dai rispettivi Uffici Scolastici Regionali e che dovranno svolgersi in due semestri del 2017.
Formazione per i dirigenti neo-assunti e attività di mentoring
La nota 40586/2016 sottolinea che per i dirigenti neo-assunti l’attività di formazione prevista va oltre le 50 ore, dovendo i neo-dirigenti svolgere, oltre a detto monte ore, altre 25 ore, per un impegno complessivo pari quindi a 75 ore.
Nell’ambito della suddetta formazione, i dirigenti neo-assunti saranno supportati da attività di mentoring svolte da Dirigenti scolastici con comprovate esperienze e competenze professionali. Questi ultimi saranno individuati dal Direttore Generale o dal dirigente titolare dell’USR, e verrà corrisposta loro una quota pari a 350 euro per ciascun Dirigente scolastico assegnato.
Si precisa che il rapporto numerico fra i mentor e i Dirigenti scolastici è fissato in maniera orientativa da 1 a 4, fermo restando che tale distribuzione è lasciata alla discrezionalità di ogni USR. Per tale attività i mentor dovranno redigere una relazione finale che sarà trasmessa al Direttore Generale (o Dirigente Titolare) dell’USR, che documenti le attività svolte.
Coordinatore delle attività e tutor digitale
Tutte le attività di formazione dei Dirigenti scolastici saranno affiancate da due figure di supporto. La nota 40586/2016 precisa che «ogni gruppo di ricerca-azione-formazione dovrà individuare al proprio interno un coordinatore delle attività ed una seconda figura di supporto per la dimensione digitale del lavoro collaborativo, che sarà facilitato da agili piattaforme predisposte a livello regionale».
Il coordinatore dovrà svolgere un ruolo di regia nell’organizzazione dei lavori di ricerca e azione, pianificando attività in presenza e/o di studio, attività di monitoraggio in itinere e finale, schede e modelli di lavoro da utilizzare durante le diverse sessioni di lavoro; al contrario il tutor quale altra figura di supporto, si occuperà di gestire il lavoro svolto dai dirigenti nella sua dimensione digitale in stretto rapporto con la piattaforma predisposta da ciascun USR di competenza.
Format di una unità formativa
Secondo il modello formativo della ricerca/azione/formazione e della metodologia del problem-based learning proposti nella nota n. 40586/2016 e nell’art. 3 del D.M. n. 1441/2016, proponiamo in allegato all’articolo un documento contenente i passaggi di massima che potrebbero costituire le diverse fasi della tematica in oggetto del corso di formazione dei Dirigenti scolastici. I contenuti sono soltanto indicativi e possono variare sulla base del contesto in cui si realizza la stessa formazione.