Una scuola “affettuosa”: ecco come immagina la scuola il Ministro per l’Istruzione Patrizio Bianchi.
Così l’ha definita in una recente intervista rilasciata a Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa”. In quell’aggettivo “affettuoso”, se ci pensate, esiste un mondo.
Esiste il diritto allo studio che consenta a tutte le studentesse e agli studenti il pieno raggiungimento degli obiettivi formativi, affiancati da una sana crescita sociale e allo stare “bene” a scuola.
Esiste l’inclusione, che consente a tutti – proprio tutti – di partecipare alla vita scolastica superando tutte le barriere di ordine economico, sociale o legate alla salute fisica e psichica.
Esiste la partecipazione, una vera partecipazione alla vita scolastica delle famiglie, degli studenti e degli stakeholders. Mai come durante questa pandemia si è capito come le due principali agenzie educative (scuola e famiglia) debbano concorrere a raggiungere l’obiettivo.
Esiste la “scuola sicura”, una scuola in ordine sul piano edilizio, arredata in modo innovativo per superare l’ottocentesca predisposizione dei banchi fronte cattedra e le lezioni a senso unico Docente > Studente. Ma oggi, più che mai, sicura rispetto al contrasto della pandemia, che consenta un rientro non più a singhiozzo ma in maniera stabile e duratura, anche dotandosi dei necessari supporti medici, psicologici e pedagogici in aiuto dei ragazzi e delle loro famiglie.
Esiste il corretto rapporto docenti/discenti, che permetta una proficua e ordinata relazione tra i due attori e garantisca ai primi di conoscere e approfondire le potenzialità dei secondi, potendone così cogliere i talenti da amplificare.
Tutto questo è una “scuola affettuosa”, è quella che serve, è quella che vogliamo.