Save the Children ha pubblicato l’XI edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia.
Nel nostro Paese, negli ultimi dieci anni, i minori si sono ridotti di 385.000 unità e gli under 14 rappresentano circa il 13% della popolazione, ponendoci all’ultimo posto nella graduatoria dei Paesi europei. Non solo: si prevede una ulteriore riduzione delle nascite nel 2021.
Il fenomeno è attentamente studiato per almeno due ordini di motivi.
Il primo è che con questo trend molto presto la forza lavoro (che contribuisce al sistema sanitario e previdenziale) sarà numericamente inferiore alle pensioni erogate, con grave squilibrio nei conti pubblici; il secondo, che il mondo della scuola deve considerare molto bene, è che la riduzione delle nascite comporta necessariamente la rivisitazione del modello istruzione, che non si dovrà più basare su un semplice rapporto numero alunni = risorse, dove per risorse intendo quelle umane, finanziarie e strumentali. Occorrerà mantenere fermo – se non aumentare – l’investimento sulla scuola, in modo che la riduzione degli alunni comporti l’aumento degli indicatori di efficacia del sistema istruzione (numero di alunni per classe, ammodernamento degli edifici, infrastrutture tecnologiche, nuove assunzioni, formazione).
Altro tema da affrontare sarà quello della povertà educativa. La pandemia sta accentuando il divario degli alunni più fragili nel contesto socio-economico. Sempre dal rapporto Save the Children, gli indicatori di povertà educativa confermano una situazione che era già grave prima della pandemia: 1 su 8 abbandona la scuola in anticipo sulla conclusione del corso di studi e 1 su 5 va ad incrementare l’esercito dei NEET, cioè di coloro che non studiano, non lavorano e non si formano professionalmente.
Ciascuno di noi del mondo della scuola dovrà seguire il fenomeno per ricondurlo entro limiti accettabili; intanto per quello che potrà essere, auguro a tutte e a tutti Buone Feste!