I Licei e gli Istituti Tecnici si trovano ad affrontare, al termine del ciclo quinquennale dei nuovi percorsi scolastici previsti dalla riforma del 2010, la gestione di quella che viene considerata la novità curriculare più interessante introdotta dal riordino della scuola secondaria, ovvero l’insegnamento della DNL (disciplina non linguistica) in lingua straniera secondo la metodologia CLIL.
In questo anno 2015, per la prima volta l’Esame di Stato prevede l’accertamento di competenze acquisite dagli studenti attraverso l’apprendimento di contenuti disciplinari in lingua inglese in tutti gli indirizzi dei licei e degli istituti tecnici e, nel caso specifico del liceo linguistico, le discipline oggetto di insegnamento CLIL sono due, veicolate in due delle tre lingue straniere studiate.
Come era prevedibile, a causa della carenza di personale docente qualificato, che il piano di formazione nazionale del MIUR non è riuscito ad assicurare in tempo, si prosegue ancora quest’anno con la gestione transitoria di applicazione delle norme, iniziata due anni fa nei licei linguistici.
L’introduzione graduale dell’insegnamento in lingua straniera costringe le scuole ad affrontare i due aspetti centrali che vogliamo esaminare in questo nostro intervento: la formazione dei docenti in servizio e la progettazione didattica che tenga conto della nuova istanza formativa nel curriculo degli studenti.
Formare i docenti di DNL in lingua straniera
La formazione di un contingente di risorse professionali adeguato a soddisfare il fabbisogno scolastico complessivo è la questione cruciale sulla quale si gioca la partita dell’insegnamento in lingua straniera e del suo incardinamento nell’assetto ordinamentale vigente. Infatti, un autentico insegnamento in lingua straniera di qualità esiste quando esso è impartito da docenti che abbiano nel contempo un livello C1 di competenza linguistico-comunicativa, una specifica formazione metodologica al CLIL e, possibilmente, anche un’esperienza acquisita sul campo.
Sul piano legislativo, la scelta di puntare su un docente con una competenza linguistica elevata e con un titolo aggiuntivo di specializzazione metodologica, come succede peraltro in diversi Paesi europei (cf. Eurydice 2012, fig.D8), ha richiesto all’amministrazione centrale un importante impegno finanziario, che si è tradotto in uno stanziamento di fondi ad hoc per lo sviluppo professionale dei docenti, oltre che in una serie di interventi normativi che hanno notevolmente ritardato l’avvio dei corsi, iniziati solo alla fine del 2013.
L’obiettivo principale di mettere le scuole nelle condizioni di giungere preparate ad affrontare il Nuovo Esame di Stato del 2015 non è stato raggiunto, pur avendo predisposto il MIUR, in concomitanza con l’avvio del nuovo ordinamento nel 2010, le procedure atte a garantire, in prima battuta, i corsi per i docenti in servizio nei licei linguistici. Con successivi decreti e circolari ministeriali sono state gettate le basi di un Piano nazionale di formazione, ormai partito, pur se tra i ritardi e i rallentamenti dovuti perlopiù al complesso iter amministrativo su cui poggia la macchina organizzativa ministeriale.
I fondi stanziati per la formazione del personale docente con il D.M. n. 381 dell’11/10/2013 ammontano a 2 milioni e 485mila euro che, tuttavia, andrebbero a coprire lo svolgimento di corsi per un numero complessivo di 18.000 docenti, utile a consentire solo l’avvio dell’insegnamento CLIL.
I nuovi corsi, che stanno partendo tra gennaio e febbraio 2015 a seguito della Nota MIUR n. 17849 del 1/12/2014, sono concepiti in assoluta continuità con quelli già attivati alla fine dell’anno scorso.
Ad oggi i docenti dei licei e degli istituti tecnici coinvolti sono circa diecimila, e i percorsi formativi programmati sono sempre di due tipi: quelli linguistici, volti ad elevare il livello di competenza linguistico-comunicativa dei docenti e quelli metodologici, che mirano a sviluppare competenze tecniche connesse alla progettazione didattica.
Le modalità organizzative della formazione, stabilite dal D.D. per il Personale scolastico prot. n. 89 del 2/11/2013, sono quelle afferenti a una gestione decentrata, spettando agli USR il compito di erogare i fondi per finanziare i progetti presentati dalle istituzioni scolastiche (o dalle loro reti). Nello stesso decreto, inoltre, viene introdotto un fattore di flessibilità nell’organizzazione dei corsi linguistici, che possono avere una durata diversa a seconda del livello di partenza della competenza dei docenti candidati.
Premesso che tali corsi sono destinati prioritariamente ai docenti con contratto a tempo indeterminato in servizio nelle classi terze, quarte e quinte dei licei linguistici e nelle classi quinte di tutti gli altri indirizzi liceali e degli istituti tecnici, proponiamo qui di seguito una scheda riepilogativa che orienti le scuole sulle specificità dei percorsi formativi offerti nel quadro del Piano Nazionale di formazione del Ministero.
Le candidature dei docenti disponibili a partecipare ai corsi vengono presentate dalla scuola sulla piattaforma dedicata sul sito web www.miurambientelingue.it, secondo le scadenze fissate dall’USR.
Programmare l’offerta curriculare nella fase transitoria
A causa della parziale presenza, se non della totale assenza in molti casi, di docenti qualificati e/o disponibili a insegnare in lingua straniera, l’anno scolastico in corso si è aperto all’insegna dell’incertezza organizzativa e del fondato timore di non soddisfare l’obbligatorietà di inserire pratiche didattiche CLIL nell’offerta curriculare delle classi terminali, o di farlo con formule di scarsa qualità pedagogica.
Aldilà delle giustificate difficoltà e problematicità, che ci sono e che probabilmente sono destinate a perdurare nel prossimo futuro, possiamo tentare di individuare alcuni punti cardine dell’iter operativo che le scuole possono seguire in questa fase transitoria, e che riteniamo siano coerenti con i riferimenti normativi chiave e con le norme transitorie contenute nelle due Note Miur del 13/01/2013 e del 25/07/2014.
Il monitoraggio delle risorse interne
Una ricognizione delle risorse professionali interne è senz’altro una prima tappa dell’iter operativo da adottare. A tale scopo, si potrebbe utilizzare una scheda come quella che proponiamo in allegato all’articolo (Scheda docenti), utile a rilevare tutti gli aspetti da considerare in un processo di monitoraggio costante delle risorse interne.
Un quadro aggiornato delle professionalità disponibili all’interno dell’istituzione scolastica permette di perseguire il duplice obiettivo di concorrere, da una parte, al processo nazionale di formazione dei docenti e, dall’altra, di acquisire i dati indispensabili per gestire la programmazione curriculare.
Infatti, il Collegio dei docenti è chiamato a garantire le opportunità di formazione (del Ministero o di altri promotori) ai docenti che abbiano espressamente manifestato l’interesse a insegnare la propria disciplina in lingua e, d’altro canto, spetta al Collegio il compito di individuare le discipline non linguistiche da destinare all’insegnamento CLIL.
Il diritto dello studente all’apprendimento in lingua straniera
In questo contesto di norme transitorie, ci sembra utile insistere sul semplice concetto che, nonostante le inevitabili condizioni di frammentarietà degli interventi attuativi nelle scuole, queste non possono esimersi dalla responsabilità di salvaguardare il diritto degli studenti a essere garantiti, anche se solo parzialmente per quest’anno, nel raggiungimento dei risultati di apprendimento esplicitati nelle Indicazioni Nazionali per i Licei e nelle Linee guida per gli Istituti Tecnici, ivi compresi quelli correlati all’apprendimento di discipline in lingua straniera, che il PECUP (Profilo educativo, culturale e professionale degli studenti) di ciascun indirizzo scolastico definisce in termini di conoscenze, abilità e competenze.
Di conseguenza, le istituzioni scolastiche devono tentare di mettere in campo, per quanto più possibile, risorse e strumenti per offrire pratiche didattiche CLIL che, pur apparendo imperfette per il loro carattere surrettizio, consentono di non tradire completamente il diritto degli studenti agli apprendimenti integrati.
Infatti, se consideriamo le tipologie dei docenti legittimati ad insegnare la DNL in questa fase transitoria, in cui è consentito anche di sviluppare nel P.O.F. progetti interdisciplinari CLIL, ci sembra ragionevole affermare che l’insegnamento in lingua possa essere ricondotto alla realizzazione di semplici esperienze d’uso della lingua straniera per la comprensione di testi orali e scritti e la rielaborazione orale e scritta di alcuni contenuti delle materie i cui docenti abbiano i seguenti requisiti:
- Competenza linguistica certificata B2 e completamento del corso di perfezionamento metodologico, oltre a essere inserito nei percorsi formativi linguistici;
- Competenza linguistica certificata C1 e in attesa di partecipare al corso di metodologia;
- Competenza linguistica certificata B2 e in attesa di partecipare ai percorsi formativi sia linguistici che metodologici;
- Competenza linguistica certificata B1, impegnato nei percorsi linguistici per acquisire il livello B2, con il supporto del docente di lingua.
La centralità del Consiglio di classe
Ci sembra anche ragionevole riconoscere che il ruolo centrale nell’implementazione dell’insegnamento di DNL in lingua straniera sia affidato al Consiglio di classe, mentre il ruolo del Collegio, laddove non siano stati attivati Dipartimenti specifici con indicazioni funzionali alla didattica CLIL, resta limitato alla delibera dei criteri per l’indicazione delle materie che, come abbiamo visto, possono essere individuate solo dopo l’accertamento dei requisiti dei docenti che si rendono disponibili all’interno del proprio Consiglio di classe.
Il Consiglio di classe è responsabile della progettazione didattica, definendone gli obiettivi, i contenuti, il monte ore e le attività, anche in vista della Terza prova dell’Esame di Stato, i cui contenuti e tipologia vengono scelti dalla Commissione d’esame secondo le risultanze del documento di finale del quinto anno.
In questa fase transitoria, caratterizzata dall’assenza piuttosto diffusa del docente in possesso dei requisiti stabiliti dalla normativa, viene riconosciuta, peraltro, l’importanza dell’approccio interdisciplinare nella programmazione didattica. Tale approccio può essere adottato solo all’interno di ciascun Consiglio di classe in cui possono essere valorizzati percorsi didattici in lingua straniera integrati nell’offerta curriculare o anche elaborati nell’ambito dell’offerta extracurriculare. In questa logica, il Consiglio potrebbe giungere a programmare percorsi didattici concordati tra il docente di DNL e il docente di lingua straniera, il cui ruolo di supporto potrà riguardare, ad esempio, i seguenti aspetti:
- analisi del profilo della classe in relazione alle competenze linguistico-comunicative;
- analisi di tecniche e modalità di insegnamento nelle abilità linguistiche coinvolte;
- ricerca di materiale ad uso didattico o di materiali in lingua originale da didattizzare;
- messa a punto della/e prova/e di verifica;
- individuazione dei criteri di valutazione.
Questo tipo di programmazione prevede, quindi, l’elaborazione di brevi moduli tematici (o unità di apprendimento pluridisciplinari) di approfondimento in lingua, incentrati su argomenti di una disciplina il cui docente titolare dimostra di possedere una pur minima competenza comunicativa, pari almeno al livello A2.
In allegato all’articolo proponiamo uno schema di modello che può essere utile nella fase di progettazione didattica del Consiglio di classe e che mette in luce gli elementi che vanno considerati nella stesura del documento finale del Quinto anno.