L’introduzione dell’Autonomia Scolastica con la Legge 59/1997 ed i successivi regolamenti attuativi – fra essi soprattutto il D.P.R. 275/1999, regolamento che ha previsto il POF (Piano dell’Offerta Formativa) e tante altre forme di organizzazione autonoma come le Reti – hanno avviato processi di richiesta alle scuole di accountability per poter accertare l’effettivo contributo alla creazione di valore pubblico.
Il termine accountability ormai da anni sintetizza: responsabilità, rispetto delle regole e trasparenza perseguibili con le riforme messe in atto nella pubblica amministrazione.
In questo senso, l’accountability segna un cambiamento radicale delle responsabilità del personale, passando dalla conformità a procedure amministrative (input), alla responsabilità di gestione dei processi (output), arrivando a puntare l’attenzione sulla capacità di incidere effettivamente sulla soddisfazione dei bisogni, e, in senso più generale, attraverso un cambiamento di ordine economico, sociale e culturale, nell’intera comunità di appartenenza.
All’interno dei sistemi di accountability il dovere di responsabilità per i risultati è completato dalla necessità di rispettare i vincoli entro i quali il potere decisionale può essere legittimamente esercitato (compliance).
Il RAV
A seguito dell’entrata in vigore del D.P.R. 28/03/2013, n. 80, e del relativo Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione in materia di Istruzione e Formazione, a partire dall’a.s. 2014/2015 le Istituzioni Scolastiche sono state chiamate a sviluppare un’attività di analisi e di valutazione interna, partendo da dati e informazioni secondo il percorso delineato dal Rapporto di autovalutazione (RAV), elaborato on-line attraverso una piattaforma operativa unitaria.
Il RAV, insieme agli obiettivi di miglioramento, è pubblicato nel portale “Scuola in chiaro” e nel sito dell’istituzione scolastica. Al termine del ciclo di gestione della performance è, invece, prevista la pubblicazione da parte degli istituti scolastici di un rapporto di rendicontazione sociale, sempre in “Scuola in chiaro”, con la funzione di «diffondere i risultati raggiunti, in relazione agli obiettivi di miglioramento individuati e perseguiti negli anni precedenti, in una dimensione di trasparenza e di promozione del miglioramento del servizio alla comunità di appartenenza».
La rendicontazione sociale ha valore in sé in quanto connaturata all’autonomia e all’esigenza di dimostrare, in modo trasparente, il valore educativo che la scuola è stata capace di assicurare, valorizzando al meglio le risorse a disposizione: umane, finanziarie e di contesto sociale. Ma la rendicontazione sociale non è un semplice atto di comunicazione dei risultati della scuola, essa assume il valore di accountability cooperativa.
A differenza di un approccio di accountability amministrativa, in cui la rendicontazione sociale è imposta centralmente e in modo uniforme a tutti gli istituti scolastici secondo schemi rigidamente prestabiliti (in quanto devono assicurare controllo e comparabilità), in un approccio di accountability cooperativa la rendicontazione sociale recupera una fondamentale dimensione di condivisione, caratterizzandosi come un processo volontario che nasce dalla consapevolezza di dovere rendere conto ai portatori di interessi (stakeholder) circa l’uso che viene fatto dell’autonomia scolastica.
Mentre l’accountability amministrativa puntualizza il ruolo della rendicontazione come funzionale alla “competizione di confronto”, l’accountability cooperativa focalizza l’esigenza degli istituti scolastici di costruire attraverso il processo di bilancio sociale rapporti fiduciari con i propri stakeholder.
In generale, il bilancio sociale può essere definito come un processo volontario attraverso il quale un’organizzazione, pubblica o privata, profit e non profit, valuta e comunica agli stakeholder comportamenti, risultati e impatti delle proprie scelte e del proprio agire con particolare, ma non unico, riferimento alla missione e ai valori etici posti a fondamento dell’attività istituzionale.
Il bilancio sociale presuppone il concetto di responsabilità e il dovere di coinvolgimento degli stakeholder a tutto campo, dall’analisi dei bisogni e delle aspettative alla costruzione del consenso intorno alle scelte, fino al monitoraggio e alla comunicazione dell’effettiva creazione di valore.
Ormai innumerevoli studi ci dicono che il bilancio sociale si propone di conseguire due principali obiettivi:
- fornire a tutti gli stakeholder un quadro complessivo della performance, con un processo interattivo di dialogo sociale;
- fornire informazioni utili sulla qualità dell’attività dell’organizzazione per ampliare e migliorare le conoscenze e le possibilità di valutazione e di scelta degli stakeholder.
La redazione del bilancio sociale
La redazione di un bilancio sociale da parte di un istituto scolastico, nell’attuale contesto normativo, deve essere considerata una azione migliorativa, rispetto agli obblighi amministrativi e informativi da rispettare che si concretizzano nell’elaborazione del rapporto di autovalutazione.
Dal rapporto tra questi due elementi si evidenziano i maggiori punti di contatto, le differenze e le conseguenti specificità di scopo, metodo e oggetto (vedi tabella).
Il bilancio sociale valorizza tutte le informazioni previste dal rapporto di autovalutazione, integrandole con altre informazioni che ne agevolano la fruizione, consentendo all’istituto scolastico un maggior coinvolgimento e una maggiore partecipazione negli ambiti in cui opera, rappresentando così una nuova forma di comunicazione inter-istituzionale.
Il bilancio sociale è importante per gli Istituti scolastici perché:
- la rendicontazione è un naturale corollario dell’autonomia scolastica;
- consente la valutazione e I’autovalutazione dell’Istituto;
- consente un’accurata analisi del clima, del benessere organizzativo e relazionale vissuto dagli studenti;
- consente una maggiore comunicazione e riformulazione delle politiche educative dei soggetti e delle agenzie educative che operano con l’Istituto scolastico;
- consente di verificare la condivisione o meno della visione didattico-pedagogica, organizzativa e della mission dell’Istituto tra i vari stakeholder;
- consente la riclassificazione del bilancio scolastico, e quindi la chiara indicazione e comunicazione dell’impiego delle risorse;
- consente un’accurata analisi dei risultati scolastici degli studenti dell’Istituto;
- consente un’accurata analisi degli esiti post-scolastici degli studenti.
Gli indicatori scolastici che compaiono nel bilancio sociale di un Istituto scolastico sono:
- gli indicatori socio-economico-culturali del territorio (indicatori di contesto);
- gli indicatori di risorse (personale, laboratori, risorse economiche...);
- gli indicatori di processo (ad esempio l’organizzazione e il funzionamento della didattica o dei servizi amministrativi);
- gli indicatori di risultato (numero dei promossi, media dei voti...).
Il bilancio sociale di un Istituto Scolastico deve necessariamente indicare:
- la sua vision e il suo codice etico;
- la sua mission;
- la ripartizione economica delle risorse tra le varie aree funzionali (didattica, amministrazione...);
- le politiche finalizzate al successo scolastico;
- i risultati formativi.
Pertanto, per redigere il suo bilancio sociale un Istituto deve impegnarsi:
- a raccogliere i dati più significativi sull’utenza e sul territorio;
- a monitorare gli studenti per un periodo minimo di tre anni al termine del ciclo di studi;
- a riclassificare il bilancio in relazione ad indicatori quali la spesa pro-capite per studente, per progetto...;
- a far formare un gruppo di docenti nelle metodologie di redazione del bilancio sociale;
- a far formare e impegnare il DSGA e l’ufficio dell’amministrazione per sostenere tutte le azioni propedeutiche a tale rendicontazione.
In primo luogo risulta indispensabile una forte azione di sostegno da parte del Dirigente scolastico con il supporto del Direttore dei servizi generali e amministrativi e di un gruppo operativo di docenti coeso, motivato e consapevole delle caratteristiche essenziali della rendicontazione sociale. Per questo è opportuna una fase di “preparazione formativa” e/o di accompagnamento esterno.
La realizzazione del bilancio sociale non può certo prescindere dal coinvolgimento del Collegio Docenti e del Consiglio di Istituto. In particolare sembra opportuno che sia quest’ultimo organo collegiale ad approvare il bilancio sociale, a fronte delle sue funzioni generali di indirizzo e di controllo e delle sue specifiche responsabilità nell’adozione del POF, oggi PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa), e di approvazione del programma annuale e del conto consuntivo.
La documentazione necessaria
Le scuole hanno una “dotazione” istituzionale di documentazione da produrre, in gran parte rinnovata proprio a partire dall’autonomia e da tutte le norme in materia di Istruzione e Formazione introdotte negli ultimi anni fino al nuovo Regolamento di contabilità (D.I. 129/2018), che detta le istruzioni amministrativo-contabili e di gestione a tutte le Istituzioni Scolastiche. In sostanza si tratta di:
- Piano Triennale dell’Offerta Formativa, che riassume identità, valori, mission, strategie, impegni programmatici, progettazione annuale;
- Programma annuale, che in sostanza costituisce il “preventivo” sotto il profilo sia delle poste economiche che del programma di attività;
- Regolamento interno;
- Consuntivo annuale che, sotto il profilo contabile dà “conto” delle attività realizzate;
- relazioni del Dirigente scolastico, supportato dal DSGA, che accompagnano sia il PTOF, sia il Consuntivo.
Il nuovo Regolamento di contabilità richiede espressamente al Dirigente scolastico e al Direttore SGA di inserire, nelle relazioni illustrative al Programma annuale e al Consuntivo, la provenienza e l’utilizzo come spesa delle entrate derivanti dai contributi volontari delle famiglie e da entrate proprie – come la gestione di lavorazioni in conto terzi e fondi provenienti dall’inserimento di progetti su piattaforme collettive di finanziamento (crowdfunding) – proprio per rendere conto alla comunità come vengono utilizzati al meglio i contributi dei privati.
Si tratta di documenti che contengono gran parte delle informazioni di base per la possibile rendicontazione sociale.
Esistono però dei limiti seri per la documentazione disponibile oggi per l’Istituzione scolastica Autonoma:
- il PTOF si rivolge sia agli interlocutori interni, come i docenti, gli studenti, le famiglie, e in parte ad interlocutori esterni, ma spesso in forma “passiva”: le scuole pubblicano il PTOF sul proprio sito, ma non attivano confronti sociali estesi sul programma;
- sotto il profilo contabile, la classificazione delle spese per grandi aggregati (progetti, attività gestioni separate) consente una flessibilità di gestione superiore, aiutata anche da un piano dei conti oggi più analitico, ma la strumentazione correntemente disponibile non consente una riclassificazione analitica delle spese che rimane “inclusa” nelle singole voci relative a programmi e progetti, con la difficoltà di ricostruire la “remunerazione” dei diversi stakeholder sia interni che esterni;
- rispetto al bilancio sia delle imprese che degli Enti Locali, la voce relativa al personale non comprende le retribuzioni ma solo parti aggiuntive e quantitativamente contenute di esse. Sotto il profilo contabile ciò rende inadeguata la stima del “valore prodotto”,
- il raccordo tra rendicontazione e sistema interno di valutazione e controllo non produce indicatori di performance che possano essere utilizzati nella rendicontazione stessa.
Rideclinare per la scuola dell’autonomia le istanze, la metodologia, gli strumenti della rendicontazione sociale significa, allo stato attuale, aprire una linea di ricerca sul campo, che coinvolge aspetti istituzionali e aspetti organizzativi.
Certamente il primo passo di tale ricerca è quello di formulare un quadro di connessioni e di scambi informativi tra i diversi documenti che istituzionalmente la scuola deve mettere a punto, in modo da rendere la comunicazione stessa significativa e confrontabile tra diverse Istituzioni e tra diversi momenti della vita organizzativa delle scuole.
Gli stakeholder
In relazione alla rendicontazione sociale della scuola si può ipotizzare un elenco di stakeholder privilegiati:
- studenti e famiglie;
- personale della scuola;
- enti locali del territorio: Comune, Provincia, Comunità Montane, Consorzi di Comuni vicini;
- associazioni di cittadini, enti e privati;
- imprese anche individuali ed enti fornitori di opere, beni e servizi;
- reti;
- associazioni di imprese;
- Amministrazione scolastica a livello locale e nazionale;
- Regione;
- associazioni culturali e professionali della scuola;
- associazioni ed enti che operano sul piano della politica culturale e formativa;
- altre Istituzioni scolastiche del territorio;
- editoria scolastica;
- media locali;
- l’Istituto scolastico stesso.
Si tratta di interlocutori della “comunicazione” sia in chiave di percettori dell’informazione, sia in quanto possibili “fornitori” di informazione, così come di opportunità e di feedback sull’organizzazione scolastica.
Ipotesi di redazione del Bilancio sociale
Nel Bilancio sociale si cerca di mettere assieme la programmazione dell’offerta formativa, il repertorio dei progetti didattici determinato dagli obiettivi fissati e dalle disponibilità interne di personale, ma soprattutto il costo dell’insieme delle attività e programmi. Si evidenzia un insieme di correlazioni, il cui scopo principale è quello di dotare la scuola e la sua stessa organizzazione di feedback importanti per apprezzare il “valore aggiunto” dell’istituzione scolastica e non solo. Il Bilancio sociale è uno strumento fondamentale per la predisposizione di un miglioramento e la creazione di una nuova progettazione più efficace ed efficiente.
Si cerca di misurare con indicatori:
- di risultato il successo scolastico degli utenti, che si concretizza non solo con il voto finale agli esami di Stato, ma anche con la richiesta sempre maggiore di alunni in stage, l’aumento delle promozioni ecc.;
- di funzionamento che permette di valutare la quantità delle ore assicurate di insegnamento agli studenti, attraverso il calcolo dei giorni medi di assenza del personale docente e le relative spese per le supplenze;
- di ambiente, quali la provenienza degli studenti che ha permesso di valutare l’integrazione della scuola nel tessuto sociale ed economico, e soprattutto la qualità del servizio e la didattica come elementi di risposta alle esigenze formative dell’utenza;
- di qualità tecnica, cioè come la scuola risponde ai bisogni in termini di insegnamento e di servizi in generale;
- di qualità relazionale, come sono percepiti l’insegnamento e la dirigenza sia in riferimento ai processi di accoglienza sia nello svolgimento della didattica quotidiana;
- di qualità ambientali, in termini di adeguatezza strutturale e strumentale ai fini dell’erogazione di un servizio efficace ed efficiente;
- di qualità economica, cioè il costo sostenuto dall’utente per ottenere un determinato risultato e servizio.
Il documento potrà essere redatto nelle seguenti parti:
- Parte I – Identità e organizzazione dell’Istituto
- Parte II – Gli Stakeholder interni ed esterni
- Parte III – Risorse,servizi,obiettivi, strategie e risultati
- Parte IV – Conclusioni
Sul sito proponiamo la descrizione approfondita delle singole parti che compongono il documento.