Ne hanno parlato tutti i giornali: la Corte di Cassazione, IV Sezione Penale, ha condannato con pene da 3 a 4 anni i funzionari della Provincia di Torino responsabili per l'edilizia scolastica e con pene dai 2 anni e 2 mesi ai 3 anni e 6 mesi tre insegnanti che negli anni si sono succeduti nel ruolo di responsabili per la sicurezza al liceo Darwin, di Rivoli, dove ricordiamo è morto lo studente Vito Scafidi.
Secondo i giudici, i tre RSPP in questione non hanno individuato i pericoli che hanno portato agli infortuni gravi e mortali al Darwin; nello specifico non hanno considerato come potenziale pericolo la presenza del controsoffitto nelle aule e soprattutto non hanno verificato in che condizioni si trovasse, nonostante fossero ben visibili all’interno delle aule le botole d’accesso agli stessi. Non sono nemmeno risultate evidenze oggettive di richieste alla Provincia di controllare specificamente tali controsoffitti.
I giudici hanno ritenuto colpevoli anche gli RSPP perché hanno stabilito un nesso causale tra le loro omissioni e gli eventi capitati.
Per svolgere i compiti di RSPP in maniera seria e puntuale ci vuole tempo, il tempo di un professionista deve essere retribuito in maniera equa, le responsabilità civili e penali che si sobbarca assumendo il ruolo di RSPP devono essere riconosciute con un compenso economico adeguato; un compenso di 1.500 euro lordi annui (per gli RSPP esterni, per non parlare di quelli interni…) è una cifra vergognosa, un’offesa alla dignità umana e professionale di lavoratori onesti, che si assumono delle responsabilità enormi e purtroppo non hanno alcun potere di spesa per poter fronteggiare anche le emergenze evidenti.
Ma torniamo al fatto…
È fondamentale analizzare le cause prime che hanno portato all’infortunio: il controsoffitto in voltini è crollato perché al suo interno era stato lasciato del materiale residuale di una manutenzione ai servizi igienici (nello specifico una condotta in ghisa). Quel tubo di ghisa è rimasto dimenticato in condizioni instabili in quel controsoffitto per 30 anni, dove peraltro non doveva essere. Nessun funzionario della Provincia si è mai preoccupato di verificare le condizioni e la sua stabilità nel tempo.
Un problema in Italia, nelle scuole ma non solo, è l’assoluta mancanza della cultura della manutenzione; gli edifici dove ogni giorno viviamo e lavoriamo hanno necessità di una manutenzione ragionata e programmata, non solo di interventi “a rottura”.
A questo deve aggiungersi un altro problema tutto italiano, la burocrazia borbonica che paralizza i processi decisionali relativi all’allocazione anche di quei pochi fondi disponibili, per cui tra il dire e fare passano anni anche se ci sono risorse economiche stanziate.
Questi sono i temi sui quali i nostri governanti dovrebbero intervenire urgentemente per dare un contributo reale al miglioramento della sicurezza nelle nostre scuole.