L'intesa sul fondo di istituto 2013/2014, sottoscritta lo scorso 26 novembre, prospetta un quadro di riferimento in sostanziale buona salute, ed è interessante raffrontare i parametri di struttura e di organico, sulla base dei quali sarà ripartito il fondo, con quelli espressi nell'intesa del 30 gennaio 2013, relativa all'anno scolastico precedente:
Un sistema scolastico che non sembra aver subito tagli profondi, al contrario, forse anche leggermente lievitato in termini di organico, benché risulti complessivamente inferiore il numero di scuole e di plessi scolastici, a seguito del dimensionamento territoriale.
Per quanto riguarda invece l'ammontare delle risorse, si legge nell’art. 1 dell’Intesa che il totale dello stanziamento disponibile ai sensi del CCNL 13/03/2013 ammonta a circa 984 milioni di euro, leggermente più alto (60 milioni) di quello complessivamente messo sul tavolo dall'intesa riferita all'anno scolastico 2012/13.
Ma è davvero così? In realtà alle scuole viene assegnata una quota parte di 521 milioni, comprensivi di compensi per funzioni strumentali, incarichi aggiuntivi del personale ATA, attività complementari di educazione fisica, ore aggiuntive per la sostituzione dei colleghi assenti e compensi per le aree a rischio. Poco più della metà del totale disponibile, in seguito a un apprezzabile accordo che consente di avviare progetti e garantire sostituzioni con le ore eccedenti.
Inoltre, la comunicazione noreply MIUR del 4 dicembre 2013, individualizzata per ciascuna scuola, precisa che “in base a tale intesa, la risorsa complessivamente disponibile, per il periodo settembre-dicembre 2013, per la retribuzione accessoria [...] è pari ad euro [...] lordo dipendente. All’assegnazione per il periodo gennaio-agosto 2014 si provvederà a breve [...]”.
Certo è apprezzabile lo sforzo di tempestività che evita di arrivare a definire il fondo a fine anno scolastico, come l’anno scorso, ma rimane un percorso a tappe che - al solito - suscita qualche dubbio e un minimo di preoccupazione.
Se ora abbiamo due dati certi (i resti del FIS dello scorso anno e l’assegnazione dei 4/12mi del 2013) che permettono di avviare la contrattazione di istituto, resta ancora da vedere da quali cifre saranno composti gli 8/12mi del 2014, perché è chiaro che tutto dipende dal risultato della partita, ancora tutta da giocare, tra retribuzione accessoria e recupero scatti di anzianità 2012.
Dato per scontato che i risparmi conseguenti ai tagli di organico di cui alla legge n. 133/2008 (circa 120 milioni di euro) appena comunicati dal MIUR alle OO.SS. non sono sufficienti a pagare gli scatti congelati, sarà giocoforza attingere dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, riducendolo in modo sostanzioso.
Un riduzione che inasprirà, nelle scuole, l’esercizio di un potere contrattuale ormai ridotto all’osso, una mai sopita guerra tra poveri, nella quale farà discutere a lungo il riparto del fondo tra docenti e ATA (in base a percentuali fisse o sui numeri di organico? Gli spezzoni e le cattedre esterne, come conteggiarle? I docenti IRC, metà carne e metà pesce, vanno calcolati?), darà scandalo la non contrattabile indennità del DSGA (che alcuni vorranno sicuramente includere nella quota di FIS da destinare al personale ATA), susciterà malumore tra gli insegnanti l'intensificazione all'interno dell'orario di servizio del personale ATA (ma come? I bidelli vengono pagati in più per fare il loro lavoro ordinario?) e infine vedrà soccombere i soliti noti, che avranno pensato più a darsi da fare che a cronometrare i tempi del loro impegno aggiuntivo.
Per non dire del prevedibilissimo braccio di ferro di fine anno su chi ha preso quanto, in nome della trasparenza e del legittimo controllo sull’uso di soldi pubblici, come se chi ha lavorato e ha avuto più di altri dovesse in qualche modo essere sbattuto come un mostro in prima pagina.
Tutto questo sarebbe evitabile se semplicemente si azzerasse il fondo di istituto e si utilizzassero queste risorse per scongelare gli scatti di anzianità e ripristinare questa pur unica ma (un tempo) certa modalità di “progressione della carriera”, muro di gomma sul quale si sono infrante e dissolte sporadiche ondate di valutazione meritocratica delle performances, visto anche che è già stato deciso di dar luogo al rinnovo dei contratti nazionali di lavoro del personale delle pubbliche amministrazioni "senza possibilità di recupero per la parte economica" (art. 1 lett. c D.P.R. 122/2013).
Certo, può sembrare una provocazione, ma la storia ci insegna che non conviene pensare di far sbocconcellare brioches quando è il pane che manca.