Forse qualche nostro lettore più attento si sarà avveduto del fatto che non abbiamo ancora affrontato, né sul sito, né in rivista, il tema del nuovo Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.
La notizia dell’approvazione del Codice ha avuto infatti, all’inizio del mese scorso, vasta eco sulla generalità dei media nazionali (si è parlato con ripetitività ossessiva di “giro di vite” sui dipendenti pubblici), come fosse una novità assoluta; tale non è, in quanto il testo ricalca il precedente Codice del 2000 (ancora perfettamente vigente) e in gran parte ripete fattispecie già ampiamente previste dal codice penale, che è del 1930.
Ancora, sulla stragrande maggioranza degli organi d’informazione si è dato l’annuncio del Codice come se fosse stato pubblicato e fosse già vigente, basandosi esclusivamente su un comunicato (che nello specifico riportava le singole disposizioni approvate) pubblicato sul sito del Governo a seguito della seduta del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo.
Svariati articoli basati dunque su un comunicato stampa, non su un testo normativo (che diventa tale solo dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale).
È allora necessario ricordare che, a norma dell’art. 17 legge 400 del 1988, i regolamenti governativi assunti sotto la forma del D.P.R. (caso in questione) prima di entrare in vigore devono seguire un preciso iter, che prevede, tra i vari adempimenti, il parere obbligatorio del Consiglio di Stato.
Tale parere, che consiste in un sindacato preventivo costituzionale e di legittimità, non è un atto formale, ma sostanziale, che può portare alla riscrittura di intere parti di disposizioni, alla soppressione di altre o persino al ritiro dell’atto.
Questi cambiamenti, rispetto al testo originariamente approvato dal Consiglio dei Ministri, sono avvenuti più volte in passato; pensiamo al caso della regolamentazione del pagamento dell’IMU per gli enti ecclesiastici, “cassato” e poi approvato, con molte indicazioni e osservazioni, dal Consiglio di Stato.
Per quanto riguarda il settore scolastico, soccorre il caso del Regolamento per la formazione e l’istruzione, trasmesso il 3 dicembre dal Governo al Consiglio di Stato. A causa del parere piuttosto critico e con molte osservazioni reso appunto dal Consiglio di Stato, tale Regolamento è stato sottoposto a profonde modifiche, di cui si dà atto nell’approvazione definitiva del Governo, avvenuta nella medesima seduta dell’8 marzo.
Ebbene, non per disattenzione quindi, ma per una precisa strategia redazionale tesa anzitutto al rispetto di chi ci legge, noi non abbiamo dato notizia del Codice: il testo non è effettivo, potrebbe essere profondamente modificato, addirittura potrebbe essere stravolto.
Come nostra abitudine, commentiamo non comunicati stampa, ma testi di legge - ovvero, nel nostro caso, le regole operanti per gli operatori scolastici. E quindi daremo conto del Codice quando sarà pubblicato, analizzando le disposizioni in esso effettivamente contenute e non solo annunciate.