Solo da pochi giorni e non in tutte le regioni è partita la campagna vaccinale per il personale scolastico.
In generale, docenti, dirigenti e ATA stanno aderendo con buone percentuali alle somministrazioni del vaccino AstraZeneca, ma non senza alcune difficoltà che al momento sembrano senza soluzione o neppure considerate.
Innanzitutto, il problema del personale fuori sede, che per potersi vaccinare dovrebbe tornare nella propria Regione di residenza. Oltre alla questione economica, perché spesso si tratta di docenti del Sud in servizio al Nord, c’è anche una questione logistica e organizzativa. In proposito, da più parti si sta avanzando la richiesta alle regioni di consentire la somministrazione nel luogo in cui si presta servizio.
Poi, c’è la questione dell’età: chi lavora a scuola e ha superato i 65 anni di età, al momento è fuori dalla campagna vaccinale, perché il vaccino AstraZeneca viene somministrato a persone fino a quel limite di età, lasciando di fatto “scoperto” il personale forse più a rischio.
Altro aspetto da considerare è l’assenza dal servizio: non sono previsti permessi specifici per recarsi ad effettuare il vaccino. Quindi, sarà necessario attingere dalle ferie o utilizzare altri tipi di permessi.
Senza contare infine gli effetti collaterali (anche economici) delle vaccinazioni: dopo le somministrazioni, possono verificarsi reazioni (febbre, mal di testa, i dolori muscolari o articolari) tali da non consentire la ripresa in servizio nei giorni successivi. Per il dipendente della scuola, in quanto dipendente pubblico, i giorni di assenza per malattia comportano le decurtazioni stipendiali del Decreto Brunetta. Non sarebbe opportuno, almeno in questo caso, prevedere una deroga?
Se l’obiettivo è vaccinare più gente possibile, forse si dovrebbe facilitare al massimo il percorso, affinché il personale scolastico possa aderire con alte percentuali, tali da consentire di aumentare la sicurezza delle nostre scuole.