Sinergie di Scuola

Lo scorso 5 dicembre l’ANP ha presentato i risultati di un’indagine esplorativa volta a rilevare i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nelle condizioni di lavoro dei Dirigenti della scuola statale. I dati presentati confermano sostanzialmente la situazione fotografata da una analoga ricerca condotta nel 2018, che aveva fatto emergere un quadro già allora piuttosto preoccupante circa i fattori di rischio per la salute psicofisica dei Dirigenti.

Il sondaggio, coordinato da Caterina Fiorilli, professore ordinario di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università LUMSA-Roma, ha coinvolto 1.892 Dirigenti scolastici (campione con un’età media di 56 anni, composto per il 73% da donne) su tutto il territorio nazionale e «ha restituito un quadro inquietante delle sollecitazioni a cui sono sottoposti e sulle possibili conseguenze dello stress lavoro correlato (SLC) di questa fondamentale categoria».

I principali fattori di rischio rilevati sono la grande quantità di lavoro da svolgere, che si accumula spesso/sempre a causa della sua irregolarità (86% del campione), richiede ritmi lavorativi molto/moltissimo elevati (89%), con decisioni difficili da prendere spesso/sempre (quasi 91%) e necessità di tenere spesso/sempre (99,30%) molte cose sotto controllo durante il lavoro, che è spesso/sempre emotivamente impegnativo (85%) e richiede di essere sempre gentili e aperti nei confronti di tutti, nonostante tutto (quasi 87%).

Il comunicato stampa riporta sinteticamente i principali profili di riflessione che riguardano, oltre al rischio per la salute psicofisica, l’insoddisfacente rapporto con l’Amministrazione centrale (il lavoro è imprevedibile per mancanza di informazioni e oltre la metà del campione non ritiene che il suo lavoro sia riconosciuto e apprezzato né si considera rispettato dall’Amministrazione), l’eccessivo effetto negativo del lavoro sulla vita privata, il peggioramento dei livelli di burnout e disturbi del sonno e infine, una notevole riduzione della percezione di essere in buona salute (47,8% nel 2018, 38,13% del 2024).

Significativa appare infine la differenza di genere: le Dirigenti, secondo l’indagine, «evidenziano maggiori segnali di stress, burnout, problemi di sonno, sintomi depressivi e sintomi somatici».

Il quadro delineato è preoccupante ed evidenzia la necessità di adottare adeguati strumenti di protezione e prevenzione per frenare il trend negativo dello stato di salute psicofisica dei Dirigenti perché, come afferma la coordinatrice del sondaggio, «quando un leader è in affanno e con difficoltà emotive, tutta l’organizzazione ne risente».

Sembrano essere passati anni luce da quando, nel non tanto lontano 2015, la Fondazione Agnelli pubblicava “Gli equilibristi”, uno studio etnografico di Massimo Cerulo, ricercatore in Sociologia presso l’Università di Perugia, sulla vita quotidiana del Dirigente scolastico, condotto con la tecnica dello shadowing, facendo cioè “da ombra” per un’intera settimana a quattro Dirigenti di scuole secondarie superiori in quattro regioni italiane diverse, raccontando 7 ore giornaliere di vita lavorativa quasi minuto per minuto. Le difficoltà rilevate allora fanno quasi sorridere oggi: gli acquisti delle LIM ingarbugliati dal MePA, la firma elettronica che non funziona, la mamma-stratega che a metà anno scolastico chiede un aumento del voto di condotta del figlio, gli insegnanti in difficoltà a “tenere la classe”, le chiamate dei supplenti senza volto e senza curriculum vitae, la processione continua per i più disparati documenti da firmare... eh già, nel 2015 si firmava ancora una mole di carte con la penna stilografica!

La ricerca etnografica svolta allora faceva però in qualche modo presagire la situazione odierna: «un Dirigente molto manager e poco leader educativo» affermava l’autore « [impegnato] soprattutto nello svolgimento di pratiche caratteristiche della figura del manager amministrativo – rapporti con DSGA, relazioni con uffici regionali e ministeriali, dialoghi con stakeholder, monitoraggio delle questioni burocratiche che riguardano la scuola ecc. – mentre la parte didattica sembra trovare poco spazio nella quotidianità dei soggetti analizzati».

Dirigenti scolastici non solo «oberati dagli impegni amministrativi e quindi incapaci-impossibilitati a dedicare spazio all’ambito prettamente didattico», ma anche «soggetti che si caratterizzano per una capacità (leggi: obbligo) di ricoprire differenti ruoli a seconda della situazione in cui si trovano e della persona che hanno di fronte, una sorta di matrioska, all’interno della quale vi sono tanti altri personaggi che vengono di volta in volta “recitati” da un soggetto multitasking, pur non avendo, in generale, né le competenze né il dovere di farlo».

Le osservazioni condotte sul campo producono un simpatico elenco di tipologie che rimandano alla migliore narrazione pirandelliana delle molteplici identità dell’io narrante: preside mediatore, preside counsellor, preside avvocato, preside investigatore, preside “esperto esterno”, preside pellegrino (anche in riferimento alle reggenze), preside questuante, ma soprattutto presidi vittime della sindrome di Argo Panoptes, ossessionati cioè dal demone del controllo. Argo Panoptes – spiega l’autore – vuol dire Argo “colui che tutto vede” ed è un personaggio della mitologia greca simbolo del controllo ossessivo: «Argo in effetti era un gigante dotato di cento occhi e perfino quando dormiva continuava a controllare quello che gli accadeva intorno, tanto che ne chiudeva soltanto cinquanta per volta. Proprio come il gigante Argo, anche il Dirigente scolastico sembra voler controllare tutto quello che accade nell’Istituto che dirige e anche per questo motivo non trova il tempo per occuparsi del suo doppio ruolo di leader educativo e manager».

Questo avveniva prima della legge sulla Buona Scuola, prima del Piano Nazionale Scuola Digitale, prima della pandemia da Covid-19 e soprattutto prima del PNRR, dei Piani Estate, dei divari territoriali e delle Agende geolocalizzate Nord-Sud, praticamente quasi nella notte dei tempi. Eppure la necessità di controllare molte cose contemporaneamente è tuttora presente e fonte di stress per i Dirigenti scolastici dell’indagine ANP 2024, così come la mancanza di tempo per fare tutto il lavoro richiesto; e non si dovrebbe essere lontani dal vero se si affermasse che per “lavoro” non si intende quello che riguarda l’apprendimento degli studenti e l’offerta formativa nel suo complesso ma quello più prosaicamente “burocratico”.

Facendo un veloce raffronto tra le situazioni analizzate nel 2015, nel 2018 e nel 2024, sembra proprio che i Dirigenti scolastici, che erano insegnanti fino al giorno prima di diventare dirigenti, abbiano conservato ben poco di didattico e siano in tutt’altre faccende affaccendati, con il duplice risultato di non riuscire a fare quello che sono chiamati a fare e vivere talmente male questa condizione da rimetterci in salute.

Non sembra essere precisamente il momento migliore per la messa in pratica della valutazione dei Dirigenti scolastici annunciata alcuni giorni fa dal Ministro Valditara, prevista già dall’art. 25 del D.Lgs. 165/2001, farraginosamente quanto infruttuosamente messa in moto con SIVADIS e MONSIVADIS di INVALSI e ribadita dall’art. 1, comma 93 della Legge 107/2015, con tanto di definizione dei criteri generali di valutazione (tra i quali spiccava solo al quarto posto il «contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici»!), potenzialmente applicabili dal 2016 con la Direttiva Giannini che sembrava poter «realizzare pienamente la valutazione dei Dirigenti scolastici dopo 15 anni di incertezze, attese e sperimentazioni».

Non ebbe però una gran fortuna il metodo del Portfolio, da compilarsi on-line sul Portale del Sistema Nazionale di Valutazione, previa consultazione di video-tutorial e guida operativa e accesso con credenziali già in possesso per la compilazione del RAV, utilizzando all’occorrenza la procedura presente nella maschera di login, casomai emergesse l’eventuale necessità di recupero delle credenziali...

La valutazione prossima ventura garantirà oggettività e trasparenza, con «focus su obiettivi chiari e misurabili, per migliorare la qualità del servizio scolastico e promuovere lo sviluppo professionale» e sarà basata su obiettivi, distinti in generali e specifici, a loro volta declinati in indicatori e target misurabili. Sembra che tra questi abbiano un certo “peso” la tempistica di gestione delle supplenze brevi, il rispetto delle scadenze amministrative e la puntualità dei pagamenti misurata tramite l’indice di tempestività trimestrale e annuale.

Perfetti per ridurre lo stress!

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