Con la Legge 170/2010 si parla per la prima volta di allievi con DSA (Disturbi specifici dell'apprendimento) e si è dato il via ad un processo di ridefinizione delle tipologie di allievi “con modalità di apprendimento diverse” che è sfociato nel 2012 con l’assunzione del costrutto di BES – Bisogni Educativi Speciali, già in uso in Europa dalla fine del secolo scorso.
Le difficoltà individuali contemplate si sono ampliate, comprendendo aspetti sia di tipo neurobiologico e neuropsicologico sia socio-culturali, e l’estensione delle possibili categorizzazioni ha richiesto (e richiede ancora) nuovi costrutti esplicativi, che possano essere maggiormente rappresentativi della complessità umana.
Parlare di BES, disabilità o DSA in ambito scolastico richiede un approccio attento alle differenze di funzionamento educativo e apprenditivo degli allievi, che in quanto differenze appartengono a ciascun allievo, che ponga al centro il benessere e la formazione della persona “globale” e del futuro cittadino della società planetaria.
Scuola, famiglia, sanità e territorio sono tutti coinvolti in un processo di corresponsabilità per la migliore gestione possibile di tale compito complesso che non ammette ricette e soluzioni semplicistiche, ma che al contrario richiede agli adulti – educanti (siano essi genitori, insegnanti o altri stakeholder) impegno e senso di responsabilità.
Per tali ragioni, l'Usr per il Piemonte ha recentemente pubblicato una circolare con la quale non solo richiama la principale normativa di riferimento (D.M. n. 5669 del 12 luglio 2011 e in particolare gli artt. 4 e 6, Direttiva del 27 dicembre 2012, circolare MIUR n. 6 dell’8 marzo 2013 e art. 17 bis dell’O.M. n. 37 del 19 maggio 2014), ma analizza alcune sentenze e ordinanze che hanno preso in esame lo svantaggio socio-economico nella condizione familiare dello studente, i disturbi dell’apprendimento in assenza di certificazione sanitaria e il disturbo da deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD).