Mentre la curva dei contagi da covid segna un continuo rialzo accompagnata da un allentamento delle precauzioni e da una distrazione generale, la gestione di uscita dalla pandemia attua le misure già pianificate mesi fa in uno scenario più ottimistico, lasciando pressoché senza tutele i lavoratori fragili a partire dal 1° luglio.
In considerazione di uno stato di rischio elevato dovuto a patologie pregresse, questi lavoratori rientranti nell’art.26 c.2 del DL 18/2020 (e successive modificazioni) hanno beneficiato fino a giugno di norme straordinarie come il diritto al lavoro agile e, quando non possibile, il ricorso a periodi di assenza non computabili ai fini del comporto della malattia.
Dal mese di luglio, a differenza di quanto successo in precedenza, il termine non è stato ulteriormente prorogato nella ferrea determinazione di tornare ad una normalità che non esiste perché, di fatto, stiamo assistendo ad un rapido aumento dei casi di positività e dei ricoveri ospedalieri causati dalle nuove varianti. Tutto ciò nel clima di dismissione di quelle precauzioni che facevano ormai parte delle abitudini.
In questo contesto i soggetti fragili sono lasciati soli e devono tornare al lavoro in presenza, in ambienti dove le misure preventive sono disposte come “raccomandate” ma non obbligatorie.
Fino al 31 luglio rimane vigente la sorveglianza sanitaria eccezionale che pare l’ultima opportunità di contrasto al contagio per coloro che risultano più esposti.
Per tempo e senza arrivare all’ennesima situazione da gestire in emergenza, occorre ripristinare le norme di tutela e riprendere i protocolli per la definizione dei presìdi e delle regole di contenimento. Nella scuola che riaprirà a settembre dopo la pausa estiva, sono interventi da prevedere e sollecitare, insieme a quelli strutturali, in un ordine di priorità assoluta da richiamare a chi ha la responsabilità politica.
Fonte: FLC CGIL