Rubrica “Teleobiettivo” a cura della Redazione
Il recente attentato ha costretto le autorità ad affrontare la questione della forte presenza sul territorio di immigrati di fede e cultura islamica, a cominciare dalle scuole, per evitare l’acuirsi e il moltiplicarsi di episodi di grave intolleranza. La scuola è proprio il punto di partenza: le misure prese si dimostreranno efficaci?
Lo studio dopo le ore di lezione è importante per fissare i concetti, ma chi ha una famiglia attenta e disponibilità economiche ha un vantaggio rispetto a chi non è supportato dai genitori, non ha spazi in casa dedicati allo studio o deve persino contribuire al budget familiare lavorando, prima e dopo la scuola.
Dai dati PISA 2012 la conferma, anche a parità di punteggio con quelli più fortunati. Ripetere l’anno talvolta può essere utile, ma se la scuola abdica al suo ruolo sociale le differenze non possono che acuirsi.
L’economia globale cambia sempre più velocemente, così come gli strumenti di gestione finanziaria, a partire dai conti correnti bancari, alle forme di investimento e così via. Il test PISA 2012 per la prima volta ha indagato sul tema: i ragazzi di oggi, adulti di domani, saranno in grado di fare le scelte più appropriate riguardo al proprio patrimonio?
Da una ricerca delle fondazioni Intercultura e Telecom Italia, negli ultimi tre anni si è assistito a un boom degli studenti all’estero con un programma individuale, grazie anche alla partecipazione di almeno due terzi delle scuole. Dal confronto con l’università tuttavia, sussistono gravi carenze nella preparazione.
A dieci anni dalla riforma scolastica che ha ridotto il numero di anni del ciclo secondario, gruppi di pressione ne contestano la validità, mentre il forte afflusso di immigrati, anche europei, degli ultimi anni pone la questione di un tipo di scuola elitario, dal difficile accesso, e da molti considerato ormai superato.
Save the Children ha realizzato un monitoraggio in 36 Comuni: molte le differenze per quanto riguarda i criteri di accesso e le tariffe, con rischio discriminazione per molti bambini.
Se il mondo del lavoro che abbiamo conosciuto nel nostro recente passato ormai non esiste più, non è forse opportuno pensare a come gli studenti apprendono a scuola, e se quel sistema è ancora attuale?
È ormai chiaro che il progetto globale delle Nazioni Unite per combattere l’analfabetismo infantile entro il prossimo anno non avrà successo. Dopo una buona partenza, la riduzione degli stanziamenti, la distribuzione poco flessibile delle risorse e la scarsa collaborazione di una parte dei paesi più poveri spostano l’obiettivo in avanti di altri 70 anni.
Sarebbe bello se molte più studentesse mostrassero un atteggiamento positivo nei confronti della materia scientifica per eccellenza. L’indagine PISA 2012 ha evidenziato invece che le difficoltà permangono, ma non sono causate da deficit di genere; piuttosto da un diverso approccio rispetto ai maschi. Un problema di non facile soluzione, che limita in partenza le migliori opportunità di realizzazione scolastica e professionale.
Riflessioni di un autore inglese sul ruolo dei libri come opportunità per sviluppare la fantasia dei bambini e sulla importanza delle biblioteche, anche oggi che con la diffusione di internet possono apparire come istituzioni superate.
Poteva andare meglio, ma alcuni risultati sono incoraggianti: i nostri studenti migliorano nettamente in matematica e in scienze (alcune regioni eccellono addirittura). Ciò che manca ancora è una visione più ampia di interventi a tutto campo.
Una delle novità dell’ultima edizione del confronto internazionale sarà la possibilità di valutare le differenze su base regionale per i paesi più grandi, tra i quali l’Italia. Cresce l’attesa per la pubblicazione dei dati, previsti per questo mese.
Una scuola inglese adotta da anni un metodo controverso per formare i propri alunni in difficoltà, con notevoli risultati che ne hanno allungato a dismisura le liste d’attesa per le iscrizioni, tra speranze delle famiglie e dubbi accademici.
La celebre applicazione per telefonare via internet in tutto il mondo a prezzi ridotti non è il classico prodotto americano, ma uno dei frutti di un ambizioso progetto sulla scuola lanciato nel piccolo paese dell’Est Europa.
Mentre si discute sulle prove di attacchi con armi chimiche e di interventi militari della comunità internazionale, muore silenziosamente il futuro del paese. Tra morte, orrore e privazioni, un’intera generazione è derubata dell’unico investimento possibile sul proprio domani: la scuola. Quali adulti potranno diventare, in un paese che si avvia alla rovina?
Gli adolescenti mostrano una propensione al rischio più elevata in presenza di altri coetanei. Il fenomeno è noto, e produce giudizi poco lusinghieri (“Quando sono in gruppo si comportano da idioti...”). Uno studio indaga sulla natura del fenomeno.
Un progetto e 80 miliardi di euro per affrontare la crisi e le sfide del nuovo secolo, ma anche l’occasione per interessare i cittadini comunitari alla ricerca, allo studio delle scienze, per cogliere le opportunità e le prospettive nella sfida con i paesi emergenti.
Riflessioni di un importante ingegnere di Google sull’insegnamento della programmazione fin dalla scuola elementare, dopo una visita nelle scuole in Vietnam. Rivendicare il ruolo di innovatori che genera lavoro e ricchezza, o ridursi a utilizzatori finali?
Idee, progetti, cooperazioni per la scolarizzazione dei bambini. Il Qatar ogni anno ospita il Vertice Mondiale sull’Innovazione per l’istruzione: presentazione dei progetti entro il 31 marzo, premiazioni a novembre. E l’Italia?