In un'intervista a Repubblica, la Ministra dei Trasporti De Micheli ha detto: "Credo sia necessario fare lezioni in presenza anche il sabato". E la domenica? "Siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cadenzati".
Come era immaginabile, questa dichiarazione ha suscitato un'immediata reazione, nel mondo politico e scolastico.
"Sulla possibilità di scaglionare, con gli ovvi limiti di ragionevolezza, gli orari di ingresso a scuola ci siamo già espressi più volte favorevolmente. Il discorso, in linea di massima, va circoscritto agli istituti superiori delle quattordici città metropolitane per i quali possiamo pensare di posticipare l'ingresso alle ore 9.15. - ha detto Giannelli, dell'ANP - La condizione è che i mezzi di trasporto vengano conseguentemente riorganizzati per permettere agli studenti di arrivare a scuola e poi di rientrare a casa. Non dobbiamo dimenticare che moltissimi studenti affrontano spostamenti che durano oltre un'ora. Anche per questo ritengo irrealistico pensare di allungare la settimana scolastica anche alla domenica mentre il sabato, per moltissimi istituti, è già giornata di lezione".
Anche i Presidenti delle Regioni si sono espressi in proposito. Ecco alcune dichiarazioni riportate dall'ANSA.
"Io sarei per riaprire la scuola già in dicembre, ma su questi temi non si possono fare cose diverse uno dall'altro. Di scuola si è parlato troppo poco, per me la scuola è anche socialità, relazioni e stiamo rischiando di non comprendere fino in fondo il prezzo che stiamo facendo pagare ai ragazzi. Se si dovesse decidere per i primi di gennaio è comunque tempo non lontano, ma non bisogna sottovalutare cosa significhi aver rinunciato alla didattica in presenza: il tema della scuola va messo come centrale". Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni, parlando a 'Omnibus', su La7.
"Riaprire le scuole il 9 dicembre, magari in fretta e furia, è un errore", è la posizione invece del presidente del Veneto, Luca Zaia. "Ieri ho proposto che la riapertura non diventi un totem - aggiunge - fissiamo una data che sia plausibile".
I problemi legati a questa proposta sono molteplici: c'è un discorso contrattuale, oltre che economico (quanto costerebbe allo Stato pagare le giornate festive al personale? quanto costerebbe agli enti locali il riscaldamento e l'elettricità delle scuole sempre aperte?). Senza contare l'impatto che una simile decisione avrebbe sulla vita dei ragazzi e delle famiglie.