Il 22 ottobre il MIM ha pubblicato la scheda “Due anni di governo, le cose fatte per la scuola in 10 punti”. Di seguito propongo alcune riflessioni personali sui vari aspetti affrontati.
1. Tutor e orientatori
Nel 2011 l’UE si era prefissata di ridurre il tasso di abbandono scolastico, portandolo dal 14,4% del 2009 a meno del 9% entro il 2030.
La relazione di monitoraggio 2023 è impietosa per l’Italia: percentuale di abbandono scolastico nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni pari all’11,5% nel 2022 (con punte del 17% nelle Isole), al di sopra della media UE del 9,7%.
Il nuovo sistema di orientamento è stato attivato per l’ultimo triennio delle superiori ma è purtroppo escluso per le secondarie di I grado, al termine delle quali è rilasciato solo un “consiglio di orientamento finale” che attualmente tende a essere influenzato «dallo status socioeconomico, dal contesto migratorio e dal genere a scapito delle capacità [...]».
2. Riforma della formazione tecnico-professionale e made in Italy
Nel 2021 solo il 25,9% dei nuovi diplomati dell’istruzione e formazione professionale aveva beneficiato dell’esposizione all’apprendimento sul lavoro durante il loro ciclo di studi, ben al di sotto della media UE (60,1%) e lontano dall’obiettivo UE di almeno il 60% entro il 2025. Peggio di noi solo Romania, Polonia e Repubblica Ceca. Per quanto riguarda il Liceo Made in Italy, una volta acquisito non senza incertezze il parere del Consiglio di Stato, solo 30 hanno aperto i battenti tra i 92 approvati, ma se sono rose...
3. Aumenti significativi per il personale. Ripartono i concorsi. Welfare per il personale della scuola
Sembra che il nuovo CCNL abbia fatto le nozze con i fichi secchi, in particolare per il personale ATA, il cui sviluppo professionale è stato ben chiarito da un recente parere ARAN. Peccato che si ostinino a non capire la portata della valorizzazione contrattuale e dello sforzo fatto per realizzare le migliori condizioni di benessere organizzativo (“Piano sperimentale di welfare”)i DSGA, in sciopero il prossimo 11 novembre, per i quali la parola “concorso” continua pervicacemente ad essere un’illustre sconosciuta.
4. Linee guida sull’Educazione civica, divieto di uso del cellulare e linee guida STEM
Nelle 33 ore annuali previste per l’Educazione civica, i docenti potranno proporre attività che sviluppino competenze di educazione alla cittadinanza, alla salute e al benessere psicofisico e al contrasto delle dipendenze, all’educazione ambientale, finanziaria, stradale, digitale e al rispetto: non sarà troppo? Per quanto riguarda le STEM, secondo l’ISTAT, nel 2022 il 23,8% dei giovani adulti (25-34enni) con un titolo terziario ha una laurea nelle cosiddette lauree STEM, con un importante divario di genere: 34,5% tra gli uomini e solo 16,6% tra le donne (una laureata su sei). C’è ancora molto da fare, iniziando dall’orientamento (vedi punto 1).
5. Politiche per l’inclusione: alunni con disabilità e studenti stranieri. Azioni per il contrasto alla dispersione scolastica, all’abbandono e a supporto delle famiglie nel periodo estivo. Libri di testo e viaggi di istruzione
Focus sul potenziamento dell’organico dei docenti di sostegno e la previsione di un docente che insegni l’italiano in modo potenziato agli studenti stranieri che non hanno adeguata competenza; a seguire, Piano Agenda Sud, Piano Agenda Nord, Piano Estate, e via di questo passo.
Per contrappeso, la bozza della Legge di bilancio 2025 prevede 5.660 posti di docenti e 2.174 unità di personale ATA in meno, con una possibile “rimodulazione”, mantenendo però l’invarianza finanziaria. Del resto, se il MIM sostiene trattarsi di una «misura transitoria di riduzione del turn over che non intacca la dotazione complessiva dell’organico», per qualche altro Ministro è la naturale conseguenza dell’inverno demografico che avanza.
6. Autorevolezza, rispetto, voto in condotta. Tornano i giudizi alle elementari
La condotta torna a contare, e il voto in condotta farà media nella scuola secondaria di primo grado; tornano inoltre i giudizi sintetici nella scuola primaria «al posto di quelli incomprensibili introdotti dalla Ministra Azzolina» (sic!).
Tutto chiaro e comprensibile, non abbastanza, evidentemente, per quegli studenti che alcuni giorni fa si sono seduti sulla scalinata del MIM bendati, imbavagliati e incatenati, e hanno anche proclamato uno sciopero. Non è il primo e non sarà neppure l’ultimo, purché non finisca a manganellate (Pisa docet, 23/02/2024).
7. Le scuole paritarie scuole pubbliche a tutti gli effetti. Rafforzata la libertà di scelta educativa delle famiglie. Per una nuova legalità scolastica: il contrasto ai diplomifici
Garantito l’accesso anche delle scuole paritarie non commerciali ai fondi PNRR (circa 150 milioni di euro) e PON 2014-2020 (22 milioni circa); incrementato di 110 milioni di euro a decorrere dal 2024 il contributo statale a beneficio delle scuole paritarie, oltre a 50 milioni di euro per le scuole dell’infanzia paritarie. Prossima puntata: il “Buono Scuola”, così ogni famiglia potrà esercitare la libertà di scelta educativa, dato che anche le scuole paritarie, dice il Ministro, sono pubbliche. Del resto, bisogna tornare al secolo scorso per ritrovare un Ministero della “pubblica” istruzione, per cui, se è vero che le parole hanno un peso, non sembra difficile trarne le conclusioni.
8. Piano Mattei e attività internazionali
Tra dicembre 2023 e aprile 2024 il Ministro ha firmato un memorandum di intesa con il Ministro dell’Istruzione etiope, uno con il Ministro dell’Istruzione egiziano e uno con il Ministro dell’Istruzione della Repubblica di Tunisia. Inoltre, a giugno 2024, Trieste ha ospitato i lavori della Riunione del G7 dedicata all’Istruzione, che hanno visto invitato, per la prima volta, il rappresentante dell’Unione africana; infine, sarà sviluppato un piano per l’utilizzo della intelligenza artificiale in Africa. È certamente un modo per aiutarli a casa loro e nel contempo uno stimolo per incentivare la mobilità e gli scambi di docenti e studenti con l’Africa, in particolare Egitto e Tunisia. Condizione sine qua non, evitare di fare troppe domande, perché sappiamo purtroppo che non sono gradite ovunque.
9. Semplificazioni
Sono elencati 20 progetti di semplificazione per la scuola, tra cui «Velocizzazione dell’avvio dell’anno scolastico per l’immissione in ruolo di docenti e supplenti, Gestione delle cessazioni, Accompagnamento PNRR e Interventi di semplificazione sul sistema informativo per le Scuole».
Tradotto in spiccioli, significa che avremo i docenti di ruolo in cattedra il 1° settembre, che le Segreterie gestiranno, al posto e per conto dell’INPS, l’applicativo Nuova Passweb per lavorare le cessazioni, i TFS/TFR e sistemare le posizioni assicurative dei dipendenti, anche per i periodi pre-ruolo ante 1988, che sulla piattaforma FUTURA le check-list di autocontrollo delle procedure si riempiranno on-line su form, e che le funzioni della piattaforma PIMER saranno aperte su MinitorPA. Chissà quante difficoltà c’erano, prima delle semplificazioni...
10. Attuazione del PNRR
Snocciolata per punti: PNRR Istruzione, asili nido, scuole nuove, edilizia scolastica, mense, palestre e ITS Academy. Secondo la Fondazione Agnelli, a settembre 2024 la percentuale media di spesa sostenuta rispetto agli oltre 20 miliardi di risorse assegnate è del 24,7%, con significative oscillazioni: 0% Scuola di Alta Formazione e formazione obbligatoria, 19% costruzione di nuove scuole mediante la sostituzione di edifici, 22,1% piano di messa in sicurezza e qualificazione dell’edilizia scolastica, 25,2% piano per asili nido e scuole dell’infanzia. Bilancia il tutto il 53,4% di Scuola 4.0 – Scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori, la cui gestione – va detto a voce alta – è affidata alle singole Istituzioni scolastiche. Rimangono alcune questioni aperte: «Conoscere lo stato di avanzamento del PNRR Istruzione richiederebbe un quadro completo dei dati, un’informazione tempestiva sulla spesa via via sostenuta e un cronoprogramma impegnativo per il Governo [...] Necessaria e doverosa, tuttavia, questa trasparenza oggi non c’è».