Il 14 luglio scorso è stata firmata l’ipotesi del CCNL 2019/2021 del settore Scuola. Questo contratto completa la sequenza contrattuale per i settori istruzione e ricerca avviata con l’accordo economico sottoscritto nel dicembre 2022.
Certamente la trattativa lunga ed estremamente complessa, in un comparto a tante voci, non può accontentare tutti e bisogna sicuramente utilizzare le armi della mediazione, ma la domanda che nasce spontanea è: perché a rimetterci è sempre il personale ATA della scuola?
E se un sindacato rappresentativo come la UIL Scuola RUA non ha firmato ci sono motivazioni importanti. Infatti, lo stesso Segretario Generale, Giuseppe D’Aprile, fra i vari motivi che hanno indotto a non firmare ha citato la mancata valorizzazione del personale ATA e la precarizzazione del lavoro delle segreterie.
Nel nuovo sistema introdotto per la classificazione del personale ATA ci sono 4 aree: Area dei collaboratori; Area degli operatori; Area degli assistenti; Area dei funzionari e dell'elevata qualificazione dove sono stati collocati i funzionari e i DSGA.
Alcuni aspetti positivi, sulla parte economica, si possono rilevare: come aver aumentato a 230,35 euro mensili la quota base dell’indennità di direzione ai DSGA e gli aumenti salariali distribuiti agli altri profili, però non si possono dire certamente in linea con competenze e responsabilità richieste. Nei parametri relativi alla quota variabile dell’indennità di direzione per il personale DSGA non ci sono state variazioni.
Quello che è più difficile da accettare tuttavia è che, dopo una trattativa così lunga e ponderata, che avrebbe dovuto rivedere tutto l’assetto del personale ATA, profili professionali compresi, fermi al CCNL del 29/11/2007, si sia scelta la strada di tornare indietro rispetto al passato, invece di allineare tutte le figure e soprattutto quella del DSGA al settore AFAM, per esempio, dove l’area dei funzionari è ben distinta da quella delle elevate qualificazioni.
Con il declassamento che di fatto è avvenuto per i DSGA non si è affatto rispettato l’atto di indirizzo della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il rinnovo contrattuale 2019/2021 che così affermava: “nell’ottica del rafforzamento dell’organizzazione e delle capacità amministrative delle istituzioni scolastiche, la rivisitazione dell’ordinamento professionale dedicherà particolare attenzione alla valorizzazione del personale DSGA”.
La prima critica, la più immediata, è la perdita di valore che in questo contratto si assegna alla Laurea Magistrale: infatti questa viene sostituita da una Laurea triennale che non rende giustizia alle migliaia di DSGA che hanno superato l’ultimo concorso, complesso e selettivo, in cui questa era requisito fondamentale per l’accesso al profilo. Dove è andato a finire il tanto decantato “merito” così ricercato dal Ministro Valditara che ha addirittura cambiato il nome del Ministero per quanto era importante?
Altro atto sicuramente non migliorativo è stato quello di unificare l’area D dei Direttori SGA con l’area C dei coordinatori amministrativi, prevista dai precedenti CCNL, ma mai istituita.
Il nuovo sistema di classificazione del personale ATA infatti contiene uno schiacciamento delle aree in basso, perché a un’area dei collaboratori già esistente aggiunge una seconda area degli operatori (attualmente senza organico tranne che per poche unità di addetti alle aziende agrarie), un’area degli assistenti in cui transitano assistenti amministrativi e tecnici e poi un’area dei funzionari ad elevata qualificazione che tiene insieme senza alcun senso Direttori SGA e funzionari, questi ultimi senza organico.
I nuovi DSGA inoltre avranno un incarico triennale come quello dei Dirigenti Scolastici, con retribuzione però assai diversa!
Anche il lavoro fatto sui profili professionali non rende giustizia a tutti gli operatori del personale ATA che non vedono riconosciuti gli sforzi fatti in tutti questi anni di problemi, come la pandemia, e di nuove incombenze, come il PNRR e gli altri progetti europei, per cercare di gestire al meglio il complesso mondo della scuola.
Nel profilo professionale del DSGA scompaiono attribuzioni importanti come “può svolgere incarichi di attività tutoriale di aggiornamento e formazione nei confronti del personale e possono essergli affidati incarichi ispettivi nell’ambito delle istituzioni scolastiche”. Tutte esigenze importanti per le scuole che non sappiamo come potranno essere affrontate togliendo la competenza ai DSGA.
La sostituzione del DSGA, normata da questo contratto, è sicuramente non adeguata al problema, perché non essendoci ancora i famosi “funzionari”, previsti nell’area, l’incarico sarà dato ad “interim” ad altro DSGA: così di nuovo altri incarichi per una figura già oberata di impegni nella propria scuola e con la previsione di un compenso irrisorio.
Da ultimo si ritiene che la progressione tra le aree (art. 58) preveda delle procedure che escludono la selezione a scapito dell’individuazione di personale veramente competente. Inoltre, il requisito culturale per il passaggio da assistenti a funzionari ad elevate qualificazioni a regime si fermerebbe ad un diploma di scuola secondaria di secondo grado unito a esperienza decennale nell’Area Assistenti.
Ancora una volta la vecchia anzianità di servizio che vince su istruzione e competenza!
Sinceramente speravamo molto di più.
Restiamo in attesa di vedere se le tante critiche mosse al testo, soprattutto dalla base del personale ATA, oltre a quelle del sindacato non firmatario, possano agire e modificare un testo attualmente non migliorativo del servizio scolastico e delle giuste aspettative del personale ATA della scuola.