Si aggiunge confusione a confusione sulla questione se lo split payment, introdotto dalla legge di Stabilità 2015, interessi anche le scuole oppure no.
Mentre con comunicato del 21/01/2015 l’Associazione Nazionale Presidi aveva ritenuto necessario “attirare l'attenzione dei dirigenti e dei DSGA perché - in attesa di chiarimenti - evitino di pagare per il loro importo complessivo le fatture emesse dai fornitori nel corso del 2015” e in via temporanea, aveva suggerito “di versare solo l'importo della fornitura al netto di IVA”, con comunicato del 3/02/2015 la stessa ANP ritiene che invece “le scuole non siano tenute ad attuare le previsioni di cui al comma 629 citato della legge di stabilità 2015”, perché nel decreto attuativo del 23 gennaio si legge che le norme contenute nel decreto si applicano "a talune pubbliche amministrazioni” ed in particolare "alle cessioni di beni ed alle prestazioni di servizi di cui all’articolo 17-ter del decreto 633 del 1972, effettuate nei confronti delle amministrazioni ivi contemplate”.
Nell’articolo in questione – rimarca l’ANP - è contenuto un elenco analitico di enti ed amministrazioni, fra cui non figurano le scuole.
Questo è vero però, come abbiamo sostenuto da subito, riteniamo che quanto sopra non sia sufficiente a ritenere escluse le istituzioni scolastiche dall’applicabilità della norma.
Il decreto 633 del 1972 è infatti una norma risalente nel tempo, che non poteva elencare al proprio interno le istituzioni scolastiche, che all’epoca non erano autonome.
Inoltre, si ricorda che anche le disposizioni riguardanti la fatturazione elettronica si riferivano al medesimo decreto 633 e anche in quel caso le istituzioni scolastiche non erano menzionate. Eppure, come si è visto, le scuole rientrano tra le pubbliche amministrazioni interessate dalla norma.
Ora anche la FLC Cgil, che in un primo tempo aveva chiesto a Miur e Mef di escludere le istituzioni scolastiche da questa ennesima “molestia burocratica”, con notizia del 3/02/2015 ritiene “le scuole obbligate a fare due operazioni per la stessa fattura”.
“Avevamo chiesto - scrive il Sindacato - che il comma 629 della legge di stabilità 2015, che prescrive che l’IVA debba essere direttamente versata all’erario da parte delle pubbliche amministrazione, non fosse applicato alle scuole.
Avevamo sostenuto che l’obbligo di pagare direttamente allo stato l’IVA su tutte la fatture emesse dai fornitori sarebbe stato un ennesimo adempimento che avrebbe costretto le scuole, anche per operazioni di acquisti di beni e servizi di scarso valore monetario, a fare diverse moleste operazioni e avevamo immediatamente chiesto un chiarimento al MIUR.
Il MEF ha invece emanato il decreto applicativo previsto dalla legge di stabilità senza prevedere alcuna limitazione dei soggetti pubblici obbligati”.
Quindi, come sostiene lo stesso sindacato, "in conseguenza del Decreto del Mef del 23 gennaio 2015 anche le scuole saranno costrette a provvedere a versare l’IVA allo Stato, al momento della ricezione della fattura o del pagamento dei corrispettivi relativi alla cessione di beni o alla prestazione dei servizi (esigibilità dell’imposta)".
Su una cosa però concordiamo con l’ANP, sul fatto che la produzione normativa degli ultimi anni sia spesso imprecisa e che gli interventi “chiarificatori” successivi, quando ci sono, in realtà chiariscano ben poco.
E il Miur, ancora una volta, tace, lasciando le scuole abbandonate a se stesse.