“A fronte del ripetersi di tale schema organizzativo appare arduo ritenere, come sostiene il Ministero, che il ricorso a contratti a tempo determinato sia motivato da esigenze particolari e temporanee non prevedibili”.
A sostenerlo è la Corte di Appello di Brescia che con una sentenza storica (la n. 87/2010) ha accolto il ricorso di un’insegnante contro il Miur che è stato così condannato a pagare gli stipendi estivi degli anni in cui l'insegnante ha lavorato come precaria.
“È assolutamente pacifico – leggiamo nella sentenza - che nel caso di specie il ricorso alla contrattazione a tempo determinato reiterata è il risultato di una scelta programmatica dell'amministrazione. Il Ministero, infatti, formula ogni anno delle scelte relative al numero di immissioni in ruolo da effettuare e, sulla base del dato relativo all'organico di diritto, stabilisce quale parte di tale organico deve essere coperto con personale di ruolo e quale parte vada invece coperta con contratti a tempo determinato mediante utilizzo delle graduatorie provinciali permanenti".
Secondo i giudici quindi la scelta dell'amministrazione è consapevole.
Il Ministero di Gelmini ha già annunciato che ricorrerà in Cassazione.