Le recenti dichiarazioni che arrivano dal Regno Unito hanno creato una certa preoccupazione nell’opinione pubblica sulle opportunità del Programma Erasmus+ oltremanica. Facciamo il punto su Erasmus+ e la Brexit alla luce di quanto è uscito su stampa e social nei giorni scorsi.
Abbiamo verificato con i colleghi della Commissione europea la reale situazione del Regno Unito all’interno del Programma Erasmus+ e possiamo quindi rassicurare tutti i beneficiari sul fatto che fino alla fine del 2020 la situazione rimarrà invariata, con la prosecuzione di tutte le attività previste in tutte le azioni chiave del Programma, incluse quindi anche le piattaforme eTwinning e Epale.
Con la nuova programmazione europea, a partire dal 2021, il governo inglese negozierà la partecipazione al Programma Erasmus+ con le istituzioni dell’Unione Europea. Al momento il quadro è ancora in fase di definizione. Uscire dall’Unione Europea, comunque, non vuol dire andare fuori automaticamente dall’Area europea dell’Istruzione e della Formazione. Il Programma Erasmus, infatti, prevede già diverse forme di partecipazione per gli stati che non fanno parte dell’UE, basti pensare alla Turchia, alla Serbia, alla Repubblica di Macedonia o ai Paesi dello Spazio economico comune (Norvegia, Islanda e Lichtenstein), che aderiscono in modo completo al Programma. Per alcune misure, ad esempio nel settore dell’Università, ci sono poi molte opportunità di cooperazione e mobilità anche verso stati di altri continenti.
Sulla questione inoltre si può far riferimento anche al punto 11 della Dichiarazione politica che definisce il quadro per le future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito, che dichiara: “Notando l’ampiezza e la profondità previste delle future relazioni e lo stretto legame tra i loro cittadini, le Parti stabiliranno principi generali, termini e condizioni per la partecipazione del Regno Unito ai programmi dell’Unione, fatte salve le condizioni stabilite nei corrispondenti strumenti dell’Unione, in settori quali scienza e innovazione, gioventù, cultura e istruzione, sviluppo e azioni esterne all’estero, capacità di difesa, protezione civile e spazio. Questi dovrebbero includere un contributo finanziario equo e adeguato, disposizioni che consentano una sana gestione finanziaria da entrambe le Parti, un trattamento equo dei partecipanti e una gestione e una consultazione adeguate alla natura della cooperazione tra le Parti”.
Inoltre, il ministro britannico per l’Università, la Scienza e la Ricerca, Chris Skidmore, ha reso una dichiarazione su Twitter confermando che il Regno Unito rimane aperto alla partecipazione ai programmi futuri e che ciò farà parte dei futuri negoziati.
Guardando più in generale al futuro di Erasmus+, sono molte le novità positive in discussione per i prossimi sette anni: la Commissione, infatti, vuole raddoppiare i fondi destinati ai paesi che vi partecipano, mentre il Parlamento ha proposto il triplo del budget. Ne sapremo di più quando si concluderà la consultazione tra Commissione, Parlamento e Consiglio Europeo (nel quale sono rappresentati i governi dei diversi paesi), che definirà il nuovo corso di un Programma che in oltre 30 anni ha cambiato la vita di oltre 10 milioni di persone.
Fonte: Erasmusplus