Nell’adunanza del 25 luglio il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha presentato un proprio parere autonomo sulla Alternanza Scuola Lavoro, con lo scopo di indagare i punti di interesse e di criticità della L.107/2015 per quanto riguarda l’ASL, anche con riferimento alle esperienze pregresse e di verificare l’adeguatezza della sua attuale impostazione rispetto alle finalità generali dell’Istruzione.
In particolare, il CSPI ha evidenziato nel suo parere alcune criticità, che hanno sollevato contestazioni nelle scuole e nell’opinione pubblica. Tra le cause di queste criticità si evidenziano:
- l’obbligatorietà introdotta repentinamente;
- la predisposizione di risorse non adeguate in termini economici e di personale;
- l’assenza di una adeguata formazione del personale scolastico che avrebbe dovuto attuare le novità;
- il mancato supporto organizzativo alle scuole che hanno dovuto farsi carico di programmare le attività con i soggetti ospitanti del territorio (Aziende, Imprese, Enti pubblici, ecc).
Ma le conseguenze negative, secondo il CSPI, derivano soprattutto dal fatto che questa novità legislativa non è stata preparata ed accompagnata da un’accurata riflessione sul tema del lavoro e del rapporto tra scuola e lavoro.
“Il rischio è che l’ASL – si legge nel parere - non si configuri come un’esperienza educativa e una modalità didattica finalizzata alla crescita dell’individuo in un contesto formativo ampio, stimolante e motivante, ma piuttosto come un’esperienza al servizio dei soggetti ospitanti rispetto ai quali gli “studenti lavoratori” si devono rendere disponibili a qualsiasi richiesta. In tali situazioni si corre il rischio che il giovane venga “formato” ad assumere un atteggiamento di passività e adattabilità alle esigenze dell’azienda, oggi per un obiettivo scolastico, domani per non perdere il lavoro”.
Analizzate queste criticità, il CSPI propone una nuova idea di ASL: “occorre intendere l’ASL come una modalità formativa, uno strumento didattico messo a disposizione dei docenti e degli alunni per arricchire e ampliare l’obbiettivo primario della scuola che consiste nel formare cittadini critici e consapevoli”.
E ancora: “Il lavoro deve essere oggetto di studio forte e consapevole e le esperienze di ASL non possono essere estranee al fare scuola, ma permettere alle discipline scolastiche, nel momento in cui ci si cala in un contesto di esperienza, di affrontarlo senza “scolasticizzarlo” ma accettandolo per quello che è: cioè l’opportunità di intrecciare le esperienze scolastiche di studio e possibilmente di ricerca con momenti di collaborazione e scambio con il mondo del lavoro, che è sempre più variegato e in mutamento […] Per la scuola allora c'è solo una strada possibile: senza certezze sulle tipologie future del mondo del lavoro, né tanto meno sulle competenze specifiche che esse richiederanno, non ha alcun senso “formare ad un lavoro” ma occorre “formare il soggetto al lavoro”. Ma per far ciò la scuola non può isolare i suoi adolescenti dal mondo tenendoli in una zona protetta; la cultura del lavoro deve essere presente nel percorso curricolare: nei contenuti dello studio, nell’approccio esperienziale al conoscere (laboratorialità come modalità costante di lavoro scolastico), nell’assunzione di responsabilità e autonomia personali e collettive e nella pratica di azioni con “valenza sociale e di cura”.”.
Secondo il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione una delle cause che ha condizionato la qualità delle esperienze di ASL sono anche gli aspetti obbligatori imposti, a prescindere dalle ragioni formative e didattiche. Il CSPI propone pertanto di prevedere una riconsiderazione dell’obbligatorietà del monte ore destinato alle attività di ASL, in favore di una progettazione autonoma delle scuole sia nei contenuti che nel monte ore complessivo.