Festina lente, Affrettati lentamente: questo potrebbe essere l'insegnamento derivante dalla vicenda della nuova convenzione di cassa, il cui schema viene pubblicato a giugno 2012, dopo anni di attesa intrecciata da grandi aspettative di rinnovamento anche sostanziale della questione.
Nuova l’intesa tra MIUR e MEF, nuovo l’accordo tra MIUR e ABI, nuova tutta la serie di allegati standardizzati e pronti per l’uso. Come non far partire subito il bando di gara?
Alcune scuole in realtà avevano avviato subito la procedura e invitato le banche a fare la loro migliore offerta, in modo da iniziare il nuovo anno scolastico senza ritardi, almeno da questo punto di vista.
Peccato che queste stesse scuole abbiano poi dovuto ammettere di aver scherzato. Peggio ancora, abbiano avuto l’impressione di essere esse stesse vittima di uno scherzo. Una spending zampata data sotto il solleone estivo, quando metà degli addetti ai lavori è in ferie e il lavoro degli uffici va più a rilento, rovescia la questione e riporta tutto ai blocchi di partenza: viene introdotto il sistema di Tesoreria unica anche per le scuole, che finora ne erano rimaste immuni.
Non cambia niente, assicura il MIUR, le scuole disporranno comunque della loro liquidità.
Cambia eccome, invece!
Tutti i soldi delle scuole saranno versati su conti della Banca d’Italia, anzi, trattenuti alla fonte, per quanto riguarda i finanziamenti statali. In effetti, perché dare alle scuole quello che le scuole dovrebbero poi restituire, sotto forma di tasse e contributi?
Ed ecco che, dopo i compensi accessori del personale, anche gli stipendi dei supplenti spariranno dal bilancio delle singole scuole.
Benissimo, per una serie di ovvie motivazioni, tra cui la semplificazione del lavoro delle segreterie e quel pasticciaccio brutto dei residui attivi creati ad arte per coprire le spese delle supplenze e gestiti poi con italica fantasia.
Malissimo, se pensiamo che, tolto il fondo di istituto, tolti i fondi per le supplenze, versato il resto in Tesoreria unica, resterà sui conti correnti bancari delle scuole solo qualche spicciolo. Produttività del capitale? Investimenti in titoli? Maturazione degli interessi? Concetti interessanti in teoria, nulli in pratica.
Anzi, alla scuole toccherà pagare: un tot per il servizio, un tot per la gestione informatizzata (remote banking), un tot per ogni operazione, un tot per le carte di credito, un tot per ogni singolo uso di POS, MAV, RID, RIBA, interessi passivi per aperture di credito e anticipazioni di cassa, spese varie annesse e connesse.
Bisognerà allora giocare d'astuzia (!) e ridurre il numero di mandati e reversali, bypassare i più moderni sistemi di riscossione dei contributi di studenti e famiglie e mantenere (o riaprire) il caro, vecchio, buon conto corrente postale, i cui sportelli, almeno, sono piuttosto diffusi sul territorio e desiderosi di offrire i propri variegati servizi.
O non sarà ancora meglio lasciare i soldi sotto il materasso?
(Per approfondimenti sull'argomento si rimanda alla lettura dell'articolo su Sinergie di Scuola n. 22).