Il digitale a scuola è realtà: ripensare la didattica in chiave umana
La tecnologia deve tornare a essere un semplice strumento per abilitare l’apprendimento e i docenti devono riprendere il loro ruolo incentrato sulla relazione personale con gli studenti. “Per fare una scuola che diventi speranza e desiderio di conoscenza basta un maestro”, ha sintetizzato Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova nel corso della quarta edizione degli Stati Generali della Scuola Digitale, svoltisi il 29 novembre a Bergamo.
L’introduzione della tecnologia nelle scuole non sempre ha infatti portato l’effetto sperato, anzi spesso ha provocato una flessione della motivazione e dell’atteggiamento degli studenti. Anche i docenti si sono troppo spesso concentrati sui device e sull’uso del digitale perdendo di vista il processo didattico. Sono questi alcuni dei risultati della ricerca “Digitale sì, Digitale no”, condotta da Impara Digitale, Università di Padova, Università Bocconi e supportata da Acer, presentata nel corso della giornata.
La ricerca ha evidenziato come al di fuori del contesto scolastico i genitori utilizzino il device digitale fin dalla più tenera età dei figli come strumento sostitutivo del rapporto educativo, per tenere impegnato e per distrarre il bambino. Per di più i genitori e figli hanno una percezione chiaramente diversa sui comportamenti, gli usi e le modalità di controllo del digitale.
“La scuola deve prendere la leadership per orientare i ragazzi di fronte a una realtà complessa: in questo ambito non si può essere nostalgici del passato e neppure farsi prendere la mano dall’ottimismo, ma adeguare la sua missione alla formazione di cittadini che sappiano districarsi tra la gran massa di informazioni” ha affermato Anna Ascani, viceministro all’Istruzione.
“I docenti devono riprendere in mano la didattica, basandola sul recupero delle relazioni umane staccandosi dall’uso del digitale a tutti i costi: per i ragazzi la tecnologia è completamente trasparente, quindi deve tornare a essere uno strumento, non un fine”, afferma Dianora Bardi, presidente di Impara Digitale. “Dobbiamo decidere il futuro che vogliamo per i nostri figli, che non possiamo delegare al digitale: non c’è altra strada se non recuperare l’umano”.
L’intervento finale di Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, chiarisce: “Oggi il problema degli adolescenti è la delusione. La trasgressione non è più la caratteristica distintiva della fase evolutiva adolescenziale. Oggi l’adolescente è chiamato a tollerare quote di delusione inevitabili di fronte ai modelli ideali e di successo che la cultura adulta promuove durante l’infanzia”.
L’evento è stato organizzato dal Comune di Bergamo, USR per la Lombardia, Ambito Territoriale Bergamo e Impara Digitale. La partecipazione gratuita è stata possibile grazie al supporto di Acer, Epson, C2 Group, BBTech, i-Theatre, Ligra, Portrait Studio, Rekordata e Tokio Studio.