L’art. 4 comma 24, lettera b) della legge c.d. Fornero (92 del 2012) aveva previsto delle misure di favore per le lavoratrici dipendenti: parliamo delle agevolazioni economiche per le madri lavoratrici, che possono fruire di voucher per baby sitter o, in alternativa, contributi economici per strutture convenzionate di assistenza e cura per l’infanzia, in luogo del congedo parentale “facoltativo” (che viene diminuito per il periodo corrispondente).
La misura era prevista come applicabile a tutte la lavoratrici dipendenti, pubbliche e private; tuttavia, un parere reso nel medesimo periodo dalla Funzione Pubblica, interpretò (in modo piuttosto discutibile, ad avviso di chi scrive) in maniera restrittiva il beneficio, escludendo dallo stesso le dipendenti pubbliche fino ad intervento di specifica normativa di settore.
Come sappiamo, i pareri non hanno valore neanche paragonabile alle norme di legge; tuttavia, un’interpretazione conforme dell’INPS, soggetto interessato dall’erogazione del contributo, considerò come cogente ed imperativo il tenore del parere, e lo pose alla base dell’esclusione, di fatto, delle lavoratrici dipendenti pubbliche dal beneficio.
Ebbene, oggi quella normativa “di settore” è arrivata: con un decreto congiunto di ben tre Ministri pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 dicembre, il beneficio previsto due anni fa per le lavoratrici dipendenti del privato e madri (e fino ad oggi, va detto, fruito solo in minima parte dalle altre lavoratrici per motivi organizzativi e carenze informative) è stato esteso anche alle dipendenti pubbliche.
Con un consistente ritardo, la norma prevede che tutte le lavoratrici dipendenti hanno la facoltà di richiedere, in luogo del congedo parentale, un contributo utilizzabile per il servizio di baby sitting o per pagare i servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati. Il diritto consiste in un emolumento, pari ad un importo massimo di 600 euro mensili, per un periodo complessivo non superiore a sei mesi.
La lettura attenta del decreto consente di conoscere le modalità di utilizzo del beneficio (vai alla notizia).
La disposizione tuttavia non parla minimamente dell’altro beneficio concesso dall’art. 4 comma 24, quello di cui alla lettera a), per cui i lavoratori dipendenti padri godono di un giorno di permesso retribuito per la nascita del figlio e del diritto di fruire di ulteriori due giorni, sempre retribuiti al 100%, in sostituzione dei giorni concessi alla madre quale congedo obbligatorio di maternità; anche questo beneficio non è fruibile da parte dei lavoratori dipendenti pubblici in base al sopracitato parere.
Una dimenticanza, o una precisa volontà, che, stante la disciplina dei rapporti di lavoro oggi basata sui pareri ministeriali e previdenziali (non è amara ironia, ma amara constatazione), di fatto priva i lavoratori pubblici padri di un beneficio riconosciuto ai lavoratori privati.
Stupisce che di questo decreto estensivo, e della conseguente esclusione dai diritti concessi dalla legge Fornero ai lavoratori padri dipendenti dei lavoratori statali, non ne parli quasi nessuno.
Eppure gli organi di informazione sono solerti a riportare notizie spesso di dubbia attualità. Ha avuto grande risalto sugli organi di informazione la circolare Madia sul divieto di conferire incarichi ai lavoratori pensionati; la notizia, rimbalzata di fonte in fonte come assoluta novità, in realtà riguarda un divieto già operante da anni, e solo specificato e dettagliato dal recente decreto 90 e relativa circolare di attuazione.
Ancora, grande risalto ha avuto la circolare del MEF, di questi giorni, che inibisce ai dipendenti di accettare regali al di sopra dei 150 euro; che motivazioni ha il notevole risalto dato dai media alla notizia, visto che il divieto è operante dall’aprile 2013 e, più in generale, era già previsto nel vecchio codice di comportamento del 2000?
Le curiosità, nell’ambito dell’informazione riguardante il pubblico impiego, sono molte e, al di là delle motivazioni, non rende buoni servigi al lettore chi redige articoli fotocopia su novità che novità non sono, e tace invece sulle notizie reali.
Noi, nel nostro piccolo, proviamo a informare con rispetto.