Le continue offerte di registri elettronici che arrivano alle scuole prevedono, quasi tutte, la fornitura di applicativi che funzionano in modalità web e il salvataggio dei dati su server esterni alla scuola, i tanto di moda oggigiorno clouds.
Questa soluzione, che da un lato rappresenta una soluzione "comoda" (è stato quel che ha fatto esultare i Dsga quando il Miur ha comunicato il passaggio delle funzioni di segreteria dall'applicativo Sissi al Sidi!), in quanto elimina molti dei problemi legati all'utilizzo in locale dei vari software (assicurando ad esempio la disponibilità di una piattaforma sempre aggiornata e consentendo di ridurre al minimo le spese di manutenzione hardware), dall'altro ne crea di grossissimi legati alla reale utilizzabilità dei pacchetti offerti, dipendente dalla "stabilità" dei server e soprattutto dal grado di sicurezza che offrono in merito alla conservazione e alla proprietà dei dati stessi.
Sarebbe pertanto auspicabile e necessario che il Miur, che sembra aver abbandonato le scuole durante il guado (Sissi è in via di dismissione silente - nessuno lo dice, ma è palese che molte aree non sono più in manutenzione - e Sidi è rimasto un'opera incompiuta - peccato!!!! il Miur che potrebbe essere motore trainante della nuova Pubblica Amministrazione in questa Italia Digitale sembra aver abbandonato la partita "dematerializzazione" sul più bello!), dicevamo, sarebbe auspicabile e necessario che il Miur chiarisse, ridefinendoli con i fornitori, alcuni aspetti dell'accordo stipulato con gli stessi nel corso del 2012.
Il Miur dovrebbe fornire indicazioni vincolanti e uguali per tutte le scuole e per tutti i fornitori su:
- quali caratteristiche devono avere i clouds per essere considerati contenitori affidabili;
- chi è il proprietario dei dati conservati sui clouds. Se è il fornitore, cosa succede nel caso in cui la scuola decida di non rinnovare il contratto;
- quali penalizzazioni possono essere previste per i fornitori che ostacolano il passaggio da un fornitore all'altro, ad esempio costringendo il personale di segreteria nel caso di cambio di fornitore a inserire ex novo i dati nei nuovi archivi digitali, oppure fornendo gli archivi, ma in un formato che li renda non immediatamente fruibili con il nuovo pacchetto software;
- quali garanzie devono essere fornite alla scuola per avere la certezza che siano rispettate tutte le norme in materia di sicurezza dei dati e tutela della privacy.
Oltre a questo, viene da chiedersi quale valore legale abbiano i documenti digitali prodotti utilizzando i registri elettronici attualmente in uso nelle scuole italiane. Siamo sicuri che siano rispettate tutte le regole previste per le pubbliche amministrazioni in materia di produzione di documenti digitali? E quali sono queste regole? Siamo sicuri di conoscerle bene?
Non è che nel dubbio si sta adottando il solito metodo italiano di semplificare complicando? Magari stampando a fine anno scolastico su carta il contenuto del registro elettronico?
Soluzione che avrebbe davvero il sapore della beffa e che si concretizzerebbe in un grandissimo spreco, anziché in un risparmio di risorse finanziarie e umane; e questo quando ormai sembra assodato che l'introduzione nelle scuole dei registri elettronici più che un "obbligo" sia una "facoltà", dato che non solo manca il "piano per la dematerializzazione" che avrebbe dovuto predisporre il Miur, ma perché, come qualche tempo fa ha chiarito il Sottosegretario Toccafondi, i commi da 27 a 32 dell’art. 7 del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 135 del 2012, individuano una serie di interventi che si inquadrano in un percorso di cambiamento graduale a partire dall’anno scolastico 2012/2013, senza comunque stabilire termini perentori per la loro messa a regime.
E allora, se vogliamo scongiurare il rischio che generazioni di studenti non abbiano la certezza del percorso formativo svolto, perché i dati non si ritrovano né su carta, né su supporti digitali, ricordiamo l'antico proverbio italiano che afferma "chi va piano va sano e va lontano"...